Isis, torture ai prigionieri prima della decapitazione: waterboarding

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Ottobre 2014 - 09:29| Aggiornato il 30 Novembre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Isis, torture ai prigionieri prima della decapitazione: waterboarding

Isis, torture ai prigionieri prima della decapitazione: waterboarding

LONDRA – Sulla base di deposizioni di ex ostaggi, familiari e di Jejoen Bontinck, un combattente belga attualmente sotto processo, il New York Times ha confermato che  i prigionieri dell’Isis venivano e vengono sottoposti a torture, anche al waterboarding, prima dell’esecuzione.

Questa è sicuramente  l’agonia subita dagli ostaggi dell’Isis decapitati quest’anno dai jihadisti: i giornalisti americani Foley e Steve Sotloff, e gli attivisti David Haines e Alan Henning.

Il NYT spiega che i quattro detenuti di Usa e Gb sono stati scelti per le peggiori torture perché Washington e Londra non pagavano i riscatti, al contrario degli europei.

Tra le forme di tortura anche il waterboarding, il quasi annegamento praticato sui prigionieri nel campo di detenzione americano di Guantanamo.

“Se non c’era sangue, allora capivamo che erano stati sottoposti a qualcosa di molto peggio”, ha raccontato al Nyt un ex prigioniero.

“I rapitori sapevano quali governi erano più sensibili alle loro richieste e hanno creato un ordine basato sulla facilità con cui pensavano di poter negoziare. Hanno cominciato con gli spagnoli”, ha detto un ex ostaggio. Poi i francesi e l’italiano Federico Motka, mentre il collega britannico David Cawthorne Haines venne decapitato a settembre.

Nei primi mesi dopo il rapimento di Foley e del britannico John Cantlie in Siria, nel novembre del 2012, il Nyt rivela che gli ostaggi venivano passati da gruppo a gruppo, mentre infuriava la guerra, fino a quando, a inizio anno, finirono nelle mani dell’Isis 23 prigionieri: 19 uomini e 4 donne, di 12 paesi. Alla fine, “gli europei sono stati liberati grazie ai riscatti”.