Koh-i-Noor, India reclama a Londra il diamante della regina

di redazione Blitz
Pubblicato il 27 Dicembre 2015 - 08:55 OLTRE 6 MESI FA
Koh-i-Noor, India reclama a Londra il diamante della regina

Il diamante Koh-i-Noor

NEW DELHI – L’India reclama all’Inghilterra la “Montagna di luce”: parliamo di “Koh-i-Noor”, il diamante da 170 milioni che oggi brilla sulla corona del Regno, ma che apparteneva all’ultimo Maharaja.

Da secoli cinge capi regali di Londra. Ma da tempo viene reclamato e desiderato, al centro di una contesa che, almeno per quanto riguarda il Regno Unito, risale al 1947, anno dell’indipendenza dell’India.  

Adesso diverse personalità del mondo della cultura, dell’imprenditoria e della finanza si sono riunite nel collettivo “Montagne de lumière” (Montagna di luce, appunto), per chiedere giustizia presso l’Alta corte contro Elisabetta II. Al centro della contesa proprio il favoloso diamante che l’associazione reclama supportata dall’Holocaust Act, una legge che permette la restituzione ai legittimi proprietari dei beni confiscati, come quelli presi dai nazisti agli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale.

 

Il Koh-i Noor è una pietra di origini incerte. Forse apparteneva a Babur, fondatore dell’Impero Moghol nel 1526, che l’avrebbe però rubato al rajah di Gwalior. Ma le cronache raccontano che il celebre diamante era, molto probabilmente, all’origine, una pietra grezza di 787 carati, scoperta nel XVII secolo nella miniere di Golkonda in India.

La pietra venne lavorata per lo shah Jahan, quinto imperatore della dinastia, colui che, nel 1632, fece costruire il mausoleo di Taj Mahal in memoria della moglie Arjumand Banu Begum. Rubato dallo shah di Persia dopo il sacco della città di Delhi, nel 1739, il diamante sarebbe stato poi misteriosamente trasferito in Afghanistan, prima di approdare tra i tesori dei maharadjahs sikhs del Pendjab.

Si dice porti sfortuna a chi lo indossa, ad eccezione di “un dio o di una regina”. E proprio ad una regina, Vittoria, fu “offerto”, per così dire,  dal Dhulip Sing, ultimo sovrano dell’Impero sikh. All’epoca, nel 1850, il piccolo maharadjah, aveva solo 11 anni ed era stato appena deposto dagli inglesi che si erano impossessati del suo regno. La madre, Jind Kaur, reggente del figlio, fu imprigionata per un lungo periodo, e poté rivedere il figlio solo altri 11 anni dopo. Dhulip Singh, nel frattempo, fu costretto a convertirsi al cristianesimo e fu spedito in Inghilterra, dall’allora governatore, Lord Dalhousie, per essere “rieducato”. Solo più tardi si solleverà contro gli inglesi, ma ormai invano.

Anche il diamante venne spedito in Europa, ma ad Amsterdam, per essere tagliato e lavorato in modo che ne venisse esaltata la luminosità. Per essere, insomma, pronto per venire incastonato in una delle tiare della regina Vittoria, che amava portarlo anche come spilla.

 

Dopo di lei altre illustri sovrane inglesi sfoggeranno la “Montagna di luce”. Le regine Alexandra e Mary di Teck, spose rispettivamente di Edoardo VII e Giorgio V, ma anche la regina madre e l’attuale sovrana.

Adesso gli attivisti chiedono che il diamante torni in India, anche se nessuno dei discendenti di Dhulip Singh lo ha mai reclamato. Ma il premier britannico, David Cameron, a riguardo è stato categorico, e dopo un suo viaggio in India nel 2013 ha detto: “Non lo avranno mai”.