Los Angeles, la lista nera dello sceriffo: 300 poliziotti corrotti. Ma i sindacati…

di redazione Blitz
Pubblicato il 22 Febbraio 2017 - 05:41 OLTRE 6 MESI FA

LOS ANGELES – Lo sceriffo della contea di Los Angeles, ha raccolto i nomi di circa 300 agenti che alle spalle hanno una storia di cattiva condotta: violenza domestica, furto, corruzione e crudeltà, tutti elementi che potrebbero danneggiare la loro credibilità qualora dovessero testimoniare in tribunale. Lo sceriffo Jim McDonnell ha così deciso di inviare i nomi ai pubblici ministeri, che possono a loro volta decidere se aggiungere i nomi in un database interno in grado di tenere traccia di agenti con problemi, nel caso in cui le informazioni debbano essere comunicate a imputati in processi penali.

La mossa di McDonnell, però, ha scatenato un’accesa battaglia che contrappone il diritto alla privacy degli agenti e gli sforzi delle forze dell’ordine, mirati a una maggiore trasparenza.
Il sindacato della polizia si è opposto fermamente a consegnare i nomi ai procuratori, e ha deciso di portare il dipartimento in tribunale: sostiene, infatti, che la divulgazione violerebbe le leggi statali che proteggono i file del personale e assegnerebbe un controllo eccessivo su quegli agenti che in un lontano passato potrebbero aver commesso degli errori.

La scorsa settimana, una corte d’appello si è schierata con il sindacato, bloccando temporaneamente il dipartimento dello sceriffo e vietando l’invio dei nomi al procuratore distrettuale.
La battaglia legale è osservata con grande attenzione da altre forze dell’ordine, tra cui il Dipartimento di Polizia di Los Angeles, che sta valutando se adottare la stessa pratica. Altri dipartimenti, in almeno una dozzina di contee, come San Francisco e Sacramento, inviano regolarmente ai procuratori i nomi dei funzionari più problematici. Alcuni, tra cui San Luis Obispo, Santa Barbara e Ventura, lo fanno addirittura da oltre un decennio.

L’approccio ha recentemente guadagnato elogi da parte della Corte Suprema dello Stato, e rinnovata attenzione in un momento di crescente richiesta di responsabilità della polizia a livello nazionale. La posta in gioco è una questione fondamentale per il sistema della giustizia penale: l’obbligo dei procuratori di consegnare tutte le prove che potrebbero andare a sostegno della difesa, comprese le informazioni che rischiano di minare la credibilità di un agente. Nel 1963, la Corte Suprema degli Stati Uniti con una sentenza epocale ha stabilito che i pubblici ministeri devono consegnare prove a discarico degli imputati. Non comunicando le prove, potrebbero nascere convinzioni errate.

La California, per quanto riguarda la protezione degli agenti di polizia è lo Stato con maggiore segretezza: udienze disciplinari, file del personale e nomi di agenti accusati da indagini interne sono tutti top secret. I pubblici ministeri e gli avvocati della difesa, per ottenere informazioni, anche base, dal file personale di un agente, necessitano di un’ordinanza speciale della corte.
In questione, ora, se è compito del dipartimento di polizia avvisare i procuratori su agenti con precedenti per cattiva condotta o se i pubblici ministeri debbano scoprirlo per conto proprio.
L’ufficio del procuratore distrettuale di Los Angeles, che non ha accesso ai fascicoli disciplinari della polizia, attualmente viene a conoscenza di eventuali comportamenti illeciti attraverso i procuratori che si lamentano di irregolarità delle forze di polizia, quando presentano procedimenti penali in cui sono sospettati degli agenti.

Nel mese di ottobre, il dipartimento dello sceriffo ha inviato delle lettere a circa 300 agenti, in cui venivano avvisati che i loro files personali contenevano elementi di prova rispetto a “condotta immorale” che poteva includere l’accettazione di tangenti o regali, appropriazione indebita, inquinamento delle prove, menzogne, intralcio alle indagini, falsificazione di documenti, uso eccessivo della forza, molestie discriminatorie e violenza in famiglia. Il gruppo, rappresenterebbe circa il 3% di circa 9.100 agenti del dipartimento.

I nomi degli agenti non sarebbero resi pubblici ma la loro presenza in una lista in mano alla procura, potrebbe voler dire che gli agenti saranno a un passo dal vedere i loro fascicoli personali esaminati da un giudice e il loro lavoro in polizia messo in discussione nel corso di un procedimento giudiziario.

Il sindacato degli agenti, nell’azione legale ha depositato una copia di una delle lettere in cui c’era anche scritto che agli agenti potevano essere assegnate nuove funzioni lavorative per limitare la loro responsabilità. Nelle lettere, gli agenti venivano esortati a utilizzare i propri dispositivi di registrazione video e audio nelle interazioni con il pubblico.