Mosul, elicotteri italiani in prima linea a raccogliere i feriti FOTO-VIDEO

di redazione Blitz
Pubblicato il 18 Ottobre 2016 - 10:31 OLTRE 6 MESI FA
Mosul, elicotteri italiani in prima linea a raccogliere i feriti

Mosul, elicotteri italiani in prima linea a raccogliere i feriti

MOSUL – Elicotteri italiani in prima linea per raccogliere i feriti a Mosul, la roccaforte dell’Isis in Iraq oggetto di una campagna militare dell’esercito iracheno per riprendere la città.

Sono circa settemila gli jihadisti ancora presenti nella città irachena, assediata da un contingente di 30mila uomini: molti miliziani si sono tagliati la barba e hanno abbandonato la divisa nera per non essere riconosciuti.

I militari italiani, posizionati a Erbil (a 80 chilometri dal teatro di guerra), hanno regole di ingaggio chiare, come spiegano Davide Frattini e Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera: possono rispondere al fuoco solo se attaccati. Il loro compito è quello di soccorrere i feriti della coalizione internazionale a guida statunitense con quattro elicotteri da trasporto Nh-90 dell’Esercito scortati dagli elicotteri da attacco A-129 Mangusta armati di missili e cannoncini rotanti.

La missione si chiama Personnel Recovery ed è affidata a 130 incursori del 17° stormo dell’Aeronautica, le forze speciali da combattimento. Si vanno ad aggiungere agli uomini della Brigata Aosta, impegnati a presidiare la figa di Mosul, a circa 20 chilometri dalla città irachena, e soprattutto i tecnici della ditta Trevi che sono al lavoro per mettere in sicurezza l’impianto.

L’avanguardia delle forze curdo-irachene sostenute dagli Stati Uniti si trova ad appena 15 chilometri a est di Mosul, ma si preannuncia lunga e piena di insidie l’offensiva contro la roccaforte dell’Isis nel nord dell’Iraq.

La campagna militare è cominciata ufficialmente lunedì mattina e vi partecipano circa 30mila uomini di diversi eserciti e milizie anche rivali fra loro. Dal Pentagono ribadiscono che in Iraq ci sono circa 5mila militari statunitensi, una parte dei quali alla periferia di Mosul. Il timore maggiore è per la sorte del circa un milione e mezzo di civili che rimangono nella città conquistata dall’Isis nel giugno del 2014. L’Onu teme che “migliaia di civili a Mosul potrebbero ritrovarsi sotto l’assedio” delle truppe governative o diventare “scudi umani” nelle mani dell’Isis.

Per ospitare gli sfollati sono stati allestiti dei campi a sud e a sud est, che possono però accogliere non più di centomila persone in fuga. Altri agglomerati, che potrebbero ospitare fino a 250mila sfollati, sono in costruzione a nord e ad est della città.

Mosul è a maggioranza araba e sunnita, ma si appresta a essere assediata da forze curde appoggiate da forze speciali americane, e da truppe governative irachene. Queste ultime sono da anni percepite dalle popolazioni sunnite irachene come “sciite” e “filo-iraniane”. E i civili a Mosul potrebbero non considerare una “liberazione” l’ingresso in città di forze “ostili”.

Il generale americano Stephen Townsend, comandante della coalizione internazionale anti-Isis a guida Usa, ha ricordato che la campagna per riconquistare Mosul “potrebbe durare settimane, e forse di più”.

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