Pakistan/ Agenti di Al Qaeda approfittano del caos e dell’esodo provocato dai combattimenti per reclutare nuovi adepti

Pubblicato il 11 Maggio 2009 - 15:18 OLTRE 6 MESI FA

Agenti di Al Qaeda stanno approfittando del caos generato in Pakistan dai tentativi di avanzata dei talebani verso Islamabad e dall’offensiva dell’esercito pakistano per cercare di fermarli per reclutare nuovi adepti, a quanto scrive il New York Times.

I servizi di intelligence pakistani e americani affermano che la campagna di reclutamento di giovani combattenti è attualmente in corso sia in Pakistan che in aree disseminate nel Medio Oriente, nell’Africa del Nord e nell’Asia centrale. La campagna è facilitata dal desiderio dei militanti islamici di arrivare alla conquista del Pakistan, piuttosto che compiere azioni terroristiche in Paesi lontani.

«Sentono l’odore del sangue e sono inebriati dall’idea di rovesciare il governo di Islamabad ed assumere il controllo del Paese», ha detto al Times Bruce Riedel, un ex analista della Cia che ha svolto un ruolo di rilievo nella riformulazione della politica dell’amministrazione Obama in Pakistan e in Afghanistan.

Secondo gli strateghi Usa la possibilità che i talebani, anche con l’aiuto di Al Qaeda, possano conquistare il Pakistan resta improbabile, anche in virtù della forza e dall’equipaggiamento dell’esercito di Islamabad.

Ma negli ambienti dell’intelligence statunitense si sta facendo strada il timore che i recenti successi dei talebani nell’ampliare le loro conquiste territoriali possano essere il preambolo della creazione di tanti ”mini-Afghanistan” all’interno e all’esterno del Pakistan che consentirebbero ai ribelli di sferrare attacchi con maggiore facilità.

Questi attacchi vengono considerati uno dei maggiori obiettivi nella strategia di Al Qaeda, giacchè fomenterebbero in Pakistan un senso di insicurezza, imbarazzerebbero il governo e ritarderebbero i progressi in campo politico ed economico, a tutto vantaggio dei ribelli.

Ma la mano di Al Qaeda rimarrebbe nascosta, senza rivendicazioni, perchè sia Osama bin Laden che il suo braccio destro, Ayman al-Zawari, temono che se si esponessero come diretti responabili degli attacchi e della crescente spirale di violenza in Pakistan potrebbero provocare una reazione di rigetto da parte della popolazione.

Il risultato, conclude il Times, è che resta difficile per gli americani accertare in quali recenti attacchi ci sia realmente la mano di Al Qaeda.