Saif Gheddafi, condannato a morte, vive con moglie e figlia

di redazione Blitz
Pubblicato il 13 Aprile 2016 - 14:25 OLTRE 6 MESI FA
Saif Gheddafi, condannato a morte, vive con moglie e figlia

Saif Gheddafi, condannato a morte, vive con moglie e figlia

ZINTAN (LIBIA) – Saif al Islam Gheddafi, condannato a morte, vive in una casa con moglie e figlia. Il secondogenito del leader libico Muhammar Gheddafi, nel 2011, alla destituzione del padre, era stato condannato a morte da un tribunale di Tripoli insieme ad altri otto uomini accusati di vari crimini di guerra durante la rivoluzione di quell’anno. Venne catturato da alcuni miliziani libici a Zintan.

E a Zintan vive tutt’ora, ma non in carcere, bensì in una casa proprio. Non da solo o con altri detenuti, ma con una moglie e una figlia. E non costretto ai ritmi delle giornate nei penitenziari, ma con i propri, tanto da poter coltivare i propri hobby, come la pittura.

La nuova vita di Saif al Islam Gheddafi, 44 anni, è stata raccontata a Francesco Battistini del Corriere della Sera dai suoi carcerieri:

 “Essere prigionieri non significa non avere una vita, spiega uno di loro, Massoud Rojban, colonnello delle milizie di Zintan. Saif è un uomo molto rispettato, qui, lo trattiamo secondo la Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Ma vuole sapere che cosa ci dicevamo? Pensavo all’arrivo di Serraj (il premier riconosciuto dalla comunità internazionale, ndr) a Tripoli, questo primo ministro mandato dalla comunità internazionale, e scherzando gli ho chiesto: Saif, una volta eri tu il premier designato da tuo padre, non vorresti comandare ancora in Libia? Ha preso la bottiglietta sul tavolo, l’ha svuotata per terra e mi ha guardato: credi che l’acqua possa tornarci dentro, una volta che l’hai buttata via?”.

Saif Gheddafi vive la propria vita, ma per incontrarlo serve il “consenso impossibile di tutti i capimilizie, dagli zintaniani ai berberi”, scrive Battistini.

A Zintan non fa la vita che faceva un tempo, certo, con ricevimenti e feste con i leader della terra, da Tony Blair ad Alberto di Monaco, dalla regina Elisabetta ai Rotschild. Ma dipinge, guarda la televisione, parla di politica e fa anche un po’ di affari. E vive la propria vita, nessuna condanna a morte.