Samsung: 5 anni di reclusione per Lee Jae-yong, l’erede dell’impero coreano che ha scalzato Apple

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Agosto 2017 - 09:01 OLTRE 6 MESI FA
Samsung: 5 anni di reclusione per Lee Jae-yong, l'erede dell'impero coreano che ha scalzato Apple

Samsung: 5 anni di reclusione per Lee Jae-yong, l’erede dell’impero coreano che ha scalzato Apple

ROMA – Samsung: 5 anni di reclusione per Lee Jae-yong, l’erede dell’impero coreano che ha scalzato Apple. Lee Jae-yong, leader de facto ed erede della famiglia fondatrice del gruppo Samsung, accusato di corruzione, appropriazione indebita e altri reati, oltre che di falsa testimonianza, è stato condannato a cinque anni di reclusione. La Procura sudcoreana aveva chiesto 12 anni. Lee era imputato per corruzione dinanzi alla Corte centrale distrettuale di Seul, nell’ambito dello scandalo che ha portato all’impeachment e poi all’arresto dell’ex presidente della Repubblica Park Geun-hye.

Il manager, arrestato a febbraio, avrebbe promesso o versato 43,3 miliardi di won (38,3 milioni di dollari) a Choi Soon-sil, la confidente e “sciamana” di Park, al fine di ottenere il sostegno del fondo pensione pubblico al piano di riassetto intragruppo il cui scopo era di rafforzare il suo controllo sulla catena di comando. Sul totale, 20,4 miliardi di won sarebbero finiti a Mir e K Sports, fondazioni dubbie riconducibili a Choi.

La sentenza apre ovviamente un nuovo capitolo anche nella storia della compagnia, che in questi giorni sta festeggiando il lancio del nuovo Galaxy Note 8 e soprattutto la trimestrale record da 10 miliardi di dollari. Per non parlare del futuro della presidente Park. “La chiave di tutto è la corruzione”, dice Yang Jae-Sik, uno dei falchi della procura, che dall’inizio ha legato il destino del corruttore-Lee a quello della corrotta-Park. La chiave di tutto è appunto lì: e a ottobre, quando in questo stesso tribunale andrà in scena la nuova puntata, protagonista l’ex presidente e la sciamana, vedremo se quella chiave riuscirà ad aprire, o a chiudere, anche l’ultima porta di questo incredibile scandalo. (Angelo Aquaro, La Repubblica)