Seul attaccata annuncia la rappresaglia. Se la fa è di nuovo guerra di Corea

Pubblicato il 23 Novembre 2010 - 15:22 OLTRE 6 MESI FA

I bombardamenti della Corea del Nord sull'isola di Yeonpyeong

Seul prepara la rappresaglia militare contro la Corea del Nord e l’annuncia al livello più alto: il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha detto: “Penso che una forte rappresaglia sia necessaria per impedire altre provocazioni” di Pyongyang. Inoltre il presidente sud coreano ha detto di” non escludere” un attacco multi-forze di Seul contro la Corea del Nord.

Se le parole di Lee Myung-bak troveranno riscontro nei prossimi giorni, allora sarà guerra. L’aggravarsi, il precipitare della situazione arriva dopo che in mattinata la Nord Corea ha bombardato con colpi di artiglieria una isola sudcoreana. Due soldati sudcoreani sono morti, più di una decina sono rimasti feriti, alcuni dei quali in modo gravissimo. Seul ha decretato il massimo livello di allerta in tempo di pace, ha riunito il gabinetto di sicurezza e inviato i suoi caccia a sorvolare l’isola. Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha invitato il suo vicino a evitare un’escalation, ma ha anche avvertito che se le “provocazioni continueranno” la risposta sarà “più forte”. Sul caso, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dovrebbe indire una riunione d’emergenza nei prossimi giorni. Massimo l’allarme in tutta l’area: il governo giapponese si è detto “pronto ad ogni evenienza”, Pechino ha parlato per chiedere immediati negoziati, Obama ha condannato l’azione nord coreana. Ma la possibilità che dall’allarme e dalla mobilitazione a livello diplomatico si passi al linguaggio delle armi nonostante l’intevento di varie capitali non è diminuita, anzi. La rapresaglia è  annunciata e forte è il dubbio se il “deterrente” vero sia solo l’annuncio e non la rappresaglia vera e propria. Insomma nel 2010 potrebbe riaprirsi la guerra di più di cinquanta anni fa, la guerra di Corea. Non solo “lampi” di guerra, ma una vera e propria battaglia tra Seul che non può tollerare l’attacco e le vittime e la Corea del Nord che non potrebbe tollerare una “punizione” militare sul campo.