Siberia, virus antrace si “sveglia”: muore bimbo di 12 anni, 90 ricoverati

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Agosto 2016 - 17:50| Aggiornato il 3 Agosto 2016 OLTRE 6 MESI FA
Siberia, infezione da antrace: muore bimbo di 12 anni, 90 ricoverati

Siberia, infezione da antrace: muore bimbo di 12 anni, 90 ricoverati

MOSCA – Infezione da virus antrace in Siberia: un bambino è morto, venti persone sono sicuramente state contagiate e altre settanta sono ricoverate in ospedale sotto stretta osservazione. Tra loro ci sono anche 45 bambini.

A scatenare l’infezione è stato il batterio presente nei ghiacci del permafrost siberiano, che si sono sciolti a causa delle altissime temperature registrate in questi giorni nella penisola di Yamalo-Nenetsk, nella Siberia settentrionale.

Il bambino, di 12 anni, faceva parte di una famiglia di allevatori di renne ed è morto dopo aver mangiato carne infetta. La nonna era morta il giorno prima.

Come spiega Silvia Turin sul Corriere della Sera,

L’antrace o “carbonchio” è un’infezione acuta causata dal batterio “bacillus anthacis” e può essere letale anche se, normalmente, non si diffonde rapidamente. La precedente epidemia umana in quella zona della Russia risale al 1941, ma quest’anno migliaia di renne erano già morte per antrace. Il batterio, che in Siberia rimane nello stato di ghiaccio permafrost, si sarebbe “risvegliato” per lo scioglimento dello strato dovuto alle alte temperature che hanno raggiunto nella zona anche i 35 gradi e alcune spore sarebbero state quindi trasportate dal vento. Le spore, infatti, sono presenti nel suolo e vengono ingerite dagli animali quando brucano il terreno. Gli esseri umani possono infettarsi inalando le spore, mangiando cibo contaminato o per contatto attraverso tagli o maneggiando animali infetti. La seconda ipotesi, che sta prendendo corpo nelle ultime ore (e non esclude la prima), è quella che in questo specifico caso il contagio potrebbe venire dai resti umani di un cimitero locale dove i corpi sono sepolti in una scatola di legno e non sottoterra su di una collina all’aperto.