Siria: uomini armati penetrati nel monastero di Mar Musa

Pubblicato il 24 Febbraio 2012 - 17:42 OLTRE 6 MESI FA

BEIRUT – Una trentina di uomini armati e a volto coperto eccetto il loro capo hanno minacciato e maltrattato suore, monaci, fedeli e pastori all’interno del Monastero di Mar Musa, a nord di Damasco e guidato da anni dal monaco gesuita italiano Padre Paolo Dall’Oglio. Lo ha detto all’ANSA Padre Paolo, precisando che è successo mercoledì.

In un comunicato inviato all’ANSA di Beirut da Padre Paolo, che ora si trova a Mar Musa ma che al momento dell’accaduto era a Damasco, si precisa che “una trentina di uomini armati – tutti col volto coperto eccetto il comandante – hanno fatto irruzione nello stazzo del gregge del monastero dove si trovavano alcuni impiegati. Hanno messo a soqquadro gli ambienti chiedendo del padre responsabile e cercando armi e denaro”. I monaci di Mar Musa non possono rispondere con certezza alla domanda sull’identità del gruppo armato: “Ciò che sembra certo è che si è trattato di uomini abituati all’uso delle armi in vista di interessi materiali”.

“Uno dei pastori – prosegue il comunicato dei monaci guidati dal gesuita romano – è stato costretto a condurre un gruppo degli armati fino a un’altra ala del monastero, dove sono state trattenute, in una stanza sotto sorveglianza, quattro sorelle, proprio al momento in cui si preparavano a scendere per la preghiera”. Il racconto prosegue: “Subito dopo, alcuni degli aggressori si sono avviati alla chiesa e vi sono entrati. La comunità monastica, riunita per la meditazione, ha ricordato loro che il luogo è consacrato alla preghiera e merita rispetto. Gli uomini armati hanno quindi obbligato i presenti, minacciandoli, a radunarsi in un angolo della chiesa. Hanno poi intercettato altre persone nel monastero trattandoli brutalmente”.

“Poi – si legge ancora nel comunicato – senza far danni maggiori, hanno cercato, ancora senza risultato, armi e denaro, distruggendo gli strumenti di comunicazione reperiti. Nel corso dell’aggressione, il responsabile del gruppo fotografava col suo telefonino portatile. Dopo aver acconsentito a che si riprendesse la preghiera, ha ordinato ai presenti di rimanere in chiesa per un’ora”. Rimane aperta la domanda, prosegue il testo, “relativa al perché si cerchino delle armi in un monastero che ha scelto e diffuso la non violenza da tanti anni”.