Vatileaks, Papa registrato: “Costi fuori controllo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Novembre 2015 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA
Vatileaks, Papa Francesco registrato: "Costi fuori controllo"

Papa Francesco (Foto Lapresse)

CITTA’ DEL VATICANO – “I costi sono fuori controllo”: parola di Papa Francesco. E queste parole non le sapremmo se non ci fossero delle registrazioni, fatte naturalmente di nascosto, riportate nel libro del giornalista Gianluigi Nuzzi “Via Crucis”, uno dei due volumi (insieme a “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi) che hanno scatenato il cosiddetto scandalo “Vatileaks 2” per le fughe di documenti riservati arrivati proprio ai due cronisti-scrittori. E che hanno portato all’arresto di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e di Francesca Immacolata Chaouqui.

In quelle registrazioni, spiega Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, si sente il pontefice che, durante una riunione a porte chiuse convocata per discutere il bilancio della Santa Sede, chiede di “rendere più trasparenti le finanze”. Motivo della convocazione della riunione è una lettera ricevuta dai revisori contabili della Prefettura in cui che segnalava la “quasi totale assenza di trasparenza nei bilanci sia della Santa Sede sia del Governatorato”. Di conseguenza, riporta Stella sul Corriere della Sera, “è impossibile fornire una stima eloquente della reale posizione finanziaria. I costi sono fuori controllo. Viene lasciato troppo spazio alla discrezione degli amministratori”.

Era il 3 luglio del 2013. Durante quella riunione, Francesco, registrato a sua insaputa, disse:

“Bisogna chiarire meglio le finanze della Santa Sede e renderle più trasparenti. Si è allargato troppo il numero dei dipendenti con un aumento in 5 anni del 30%”. Contesta la disinvoltura con cui si paga pronta cassa: “Uno dei responsabili mi diceva: “Ma vengono con la fattura e allora dobbiamo pagare…”. No, non si paga. Se una cosa è stata fatta senza un preventivo, senza autorizzazione, non si paga. (…) C-h-i-a-r-e-z-z-a. Questo si fa nella ditta più umile e dobbiamo farlo anche noi. Prima di ogni acquisto o di lavori strutturali si devono chiedere almeno tre preventivi che siano diversi per poter scegliere il più conveniente. Farò un esempio, quello della biblioteca. Il preventivo diceva 100 e poi sono stati pagati 200. Cosa è successo? Un po’ di più? Va bene, ma era nel preventivo o no? Ma dobbiamo pagarlo… Invece non si paga! Senza esagerare possiamo dire che buona parte dei costi sono fuori controllo”.

In quell’occasione Francesco chiese di studiare i contratti perché “hanno tante trappole, no?”. E di scegliere bene i fornitori: “I nostri devono essere sempre aziende che garantiscono onestà e che propongono il giusto prezzo di mercato, sia per i prodotti sia per i servizi. E alcuni non garantiscono questo”.

Ad aver portato a questa situazione c’è il rifiuto di certi uffici vaticani a fornire documenti ai commissari voluti da Francesco per far luce sulla situazione finanziaria della Santa Sede.

Scrive Stella:

“Lo dice un documento intestato alla Segreteria di Stato che cortesemente rigetta la richiesta della «Cosea» (la Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economiche e amministrative della Santa Sede) d’avere notizie sull’uso dell’Obolo di San Pietro, che per il 79,4% se ne andrebbe per l’apparato: «Se, da un lato, viene pubblicato un analitico rendiconto annuale delle entrate (…) dall’altro si è mantenuto finora un assoluto riserbo, nel rispetto delle superiori indicazioni circa il suo utilizzo, in quanto escluso dal bilancio consolidato della Santa Sede».

Una risposta, accusa Nuzzi, incredibile: al punto 3 dell’atto con cui istituiva la commissione, «il pontefice è chiaro: le amministrazioni investigate “sono tenute a una sollecita collaborazione con la commissione stessa. Il segreto d’ufficio e altre eventuali restrizioni stabilite dall’ordinamento giuridico non inibiscono o limitano l’accesso della commissione a documenti, dati e informazioni necessari allo svolgimento dei compiti affidati”». E se lo dice il Papa…

Questo è il nodo: o i documenti pubblicati in «Via crucis» (a volte anche in fotocopia) sono falsi, e allora non si capirebbero le manette e le gravissime accuse a monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui che potrebbero essere liquidate con una risata, o sono autentici. E allora il quadro è fosco. Perché da quei documenti emerge un ostracismo calloso di una parte delle burocrazie vaticane alla scelta di Francesco di trasparenza, chiarezza, pulizia”.