Arrigo Cipriani: “Cracco? Si mangia male. Cannavacciuolo? Mi hanno detto che…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Maggio 2017 - 11:16 OLTRE 6 MESI FA
Arrigo Cipriani: "Cracco? Si mangia male. Cannavacciuolo? Mi hanno detto che..."

Arrigo Cipriani: “Cracco? Si mangia male. Cannavacciuolo? Mi hanno detto che…”

ROMA – “Da Cracco si mangia male. Cannavacciuolo? Un mio amico gli ha commissionato un banchetto: se n’è amaramente pentito”. A parlare è Arrigo Cipriani, il re dell’Harry’s Bar, storico locale pubblico della città di Venezia, dichiarato nel 2001 patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali. Un bar dove sono passati alcuni dei personaggi più celebri del mondo del cinema, della letteratura, della musica. Intervistato da Aldo Cazzullo per Il Corriere della Sera, Arrigo Cipriani parla un po’ di tutto, ma in particolar modo dei grandi chef che sono passati dalle cucine alla televisione.

“Io non ho chef. Ho cuochi. Quattrocento, in 26 ristoranti nel mondo. Uno è andato in tv senza avvertirci. L’abbiamo mandato via”, spiega. “Cracco? Ma da lui si mangia male. Me lo dicono tutti i clienti che sono stati nel suo ristorante. E poi Masterchef… tutto finto. Girato in una settimana. Con questi che piangono con le lacrime se Cracco li sgrida per una maionese sbagliata…”. Cannavacciuolo? “Cannavacciuolo ha scritto più libri di Proust. Ne pubblica uno ogni tre mesi. Un mio amico gli ha commissionato un banchetto: se n’è amaramente pentito”.

Bottura? “Da sempre compravo i prosciutti da un produttore di Parma. Poi Bottura ha annunciato che questo signore avrebbe messo i prosciutti in barrique; gli ho scritto per disdire l’ordine. Erano 1.400 prosciutti l’anno. Mi ha risposto che aveva abbandonato Bottura. Troppo tardi”. Non ne salva proprio nessuno? “Vissani mi è simpatico. Perché sa ridere di se stesso”.

Ecco altri passaggi dell’intervista.

Truman Capote? «Aveva il coraggio di non nascondere la sua omosessualità, quando non era di moda dichiararla». Montale? «Veniva con la Mosca. Mangiava con le mani, si inzaccherava tutto. Era delizioso, e io lo adoravo: il nostro più grande poeta». De Chirico? «Non aveva senso dell’umorismo. Gli presentai il mio amico Sebastian Matta, altro grande artista, che sorrise: “Quale De Chirico, quello vero o quello falso?”. Lui la prese malissimo». De Niro? «Simpatico. Ma è convinto di parlare italiano, mentre si esprime in una sorta di dialetto del Sud».