Dimissioni Marino, Dagospia: Renzi? No, è stato il Vaticano

di Edoardo Greco
Pubblicato il 8 Ottobre 2015 - 20:58 OLTRE 6 MESI FA
Dimissioni Marino, Dagospia: Renzi? No, è stato il Vaticano

Il retroscena di Dagospia sulle dimissioni di Marino

ROMA – Matteo Renzi avrebbe voluto tenere Ignazio Marino un altro anno, ma ad accelerare per le dimissioni del sindaco è stato il Vaticano: questa l’ipotesi di un “Dagoreport”, un retroscena pubblicato da Dagospia. Dove si scrive che, dopo la ruvida presa di posizione di Papa Francesco di ritorno dall’America (“A Philadelphia non l’ho invitato io”), sarebbe stato addirittura il Segretario di Stato (che in Vaticano è un po’ il presidente del Consiglio) Monsignor Parolin a fare pressioni dirette sul governo, tramite il cattolicissimo ministro Delrio, per la cacciata di Marino.

La cosa che fa più imbestialire Matteo Renzi in queste ore quando parla del Marino-gate con i fedelissimi del Giglio magico? Il fatto di non capire che “ha nella testa il sindaco”. Per il premier cazzone l’allegro chirurgo è un personaggio “inquietante” e “incomprensibile”. E mentre Palazzo Chigi attende le dimissioni formali di Sotto-Marino vanno in scena siparietti anche ruvidi. Come questo. Renzi ha preso di petto Matteo Orfini, presidente del Pd, pseudo-oppositore interno e commissario del partito a Roma, e gli ha detto più o meno così: “Hai difeso Marino per mesi. Adesso se si vota ci vai tu a fare il capolista e a prendere le palate di m.”, visto che nella Capitale ci si attende una marea grillina.

Pronta la risposta dello sgusciante Orfini, indimenticato compagnuccio di playstation: “No, ci mandiamo Giachetti”. Inteso come Roberto, l’ex radicale romano promosso alla vicepresidenza della Camera per eccesso di renzismo.

E intanto si chiarisce sempre di più il contesto in cui è maturato il crollo finale del chirurgo genovese. La sua fortuna è tramontata definitivamente dopo il micidiale infortunio con papa Bergoglio e a sbloccare la situazione è stato il cardinale Pietro Parolin in persona. Il segretario di Stato vaticano si è rivolto al ministro più cattolico che c’è, Graziano Delrio, e gli ha detto senza mezzi termini: “Provvedete a mandare via il sindaco”. Parole decisive, perché finora Renzi aveva pensato che Marino dovesse restare al suo posto ancora per un anno solo e unicamente per via del Giubileo e per evitare frizioni con il Vaticano.

E invece adesso, dopo il disastro del viaggio americano, è il Vaticano stesso a chiedere che Marino si faccia da parte. Solo che Delrio si è trovato in grande imbarazzo e all’alto prelato ha risposto in modo “tecnico”: “Eminenza, noi non lo possiamo dimettere”. Verissimo. Ci sta pensando, di fatto, la Procura di Roma. A questo punto il governo, in attesa delle dimissioni di Marino, sta già pensando a chi affidare la città. Di fatto, il prefetto Franco Gabrielli, con tutti i poteri sul Giubileo, è già avviato ad essere il sindaco-ombra di Roma e ovviamente dirà la sua anche sulla scelta del commissario prefettizio. Per questa carica i nomi che girano sono quelli del prefetto Vito Rizzi, del vicecapo della Polizia Alessandro Marangoni e dell’ex prefetto Mario Morcone, sostenuto da Angelino Alfano.

In tutto ciò, i casini della Capitale hanno effetti a cascata anche su altre partite. L’anno scorso il toscano Gabrielli aveva ricevuto dal premier la promessa di diventare il prossimo capo della Polizia. La poltrona si libera nella prossima primavera, quando Alessandro Pansa andrà in pensione, ma ora che Gabrielli deve gestirsi un anno di Giubileo mica si può lasciare a metà una missione tanto delicata.

Per questo motivo Renzi ha chiesto al suo ministro più fidato, Madonnona Boschi, di studiare giuridicamente la situazione e di trovare una soluzione che contempli una mini-proroga di Pansa fino a dicembre 2016, quando il Giubileo sarà finito. Il responso però è stato negativo su tutta la linea: Pansa deve andare in pensione in primavera e basta. E così, sempre in attesa che Marino si decida a smammare, a Renzi tocca pure trovare un nuovo candidato per la guida della Polizia.