Abbonamenti cellulare, tassa “salva”: 5,16€ al mese privati, 12,91 business

Pubblicato il 19 Dicembre 2012 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA
Abbonamenti cellulare, tassa “salva”: 5,16€ al mese privati, 12,91 business

ROMA – La tassa sui telefonini è stata “salvata” dalla Cassazione. Chi ha un abbonamento sul proprio cellulare dovrà continuare a pagare la tassa di concessione governativa di 5,16 euro al mese per i clienti privati e 12,91 euroal mese per le utenze business. Infrante così le speranze degli enti locali, e dei privati cittadini, di un rimborso.

La sentenza numero 23052 del 14 dicembre della Cassazione, riporta Italia Oggi, afferma che nonostante la telefonia sia un mercato privatizzato e liberalizzato i servizi di comunicazione, mettendo dunque sullo stesso piano cliente e fornitore del servizio, si continua a ritenerli subordinati a un “regime autorizzatorio da parte della pubblica amministrazione”.

Tutto inizia nel 2009 quando decine di comuni del Nordest hanno chiesto i rimborsi della tassa di concessione governativa, Tgc, all’Agenzia delle Entrate, ottenendo il 95% di verdetti a favore dei contribuenti. Il caso è legato all’abolizione dell’articolo 21 della tariffa allegata al dpr numero 641/1972, scrive Italia Oggi, che annovera tra gli atti soggetti a tassa governativa anche la “la licenza o documento sostitutivo per l’impiego di apparecchiature territoriali per il servizio radiomobile pubblico terrestre di comunicazione”.

Ma secondo la Cassazione la privatizzazione non ha effetti sulla tassa, scrive Italia Oggi:

“Nonostante la privatizzazione, infatti, la fornitura di servizi di comunicazione elettronica resta «soggetta a un’autorizzazione generale, che consegue alla presentazione della dichiarazione, resa dall’interessato, di voler iniziare la fornitura e costituente denuncia di inizio attività».

La vecchia licenza di stazione radio è rimpiazzata dal contratto di abbonamento, mantenendo quindi in vita il presupposto impositivo della Tcg. Da qui la bocciatura della sentenza n. 35/04/11 della Ctr Veneto e, con decisione nel merito, la validazione dell’operato dell’ufficio delle Entrate, che aveva respinto la richiesta di rimborso dei quattro comuni interessati dal giudizio. Un orientamento che, se confermato, potrebbe portare all’annullamento di decine e decine di sentenze di merito, in una vicenda che complessivamente vale per l’erario circa 2,4 miliardi di euro”.