Affaire Rio Tinto/ L’indagine per spionaggio e corruzione coinvolge alcune delle maggiori acciaierie della Cina. Secondo gli analisti gravi ripercussioni per gli investimenti cinesi

Pubblicato il 14 Luglio 2009 - 10:35 OLTRE 6 MESI FA

L’affaire Rio Tinto si allarga a macchia d’olio ed ora coinvolge alcune delle maggiori acciaierie della Cina. A quanto si apprende dal quotidiano China Daily, diversi dirigenti della Anshan Iron and Steel, della Baosteel e della Cisa (Associazione cinese del ferro e dell’acciaio) sono indagati per aver collaborato con Stern Hu, capo dell’ufficio cinese della Rio Tinto e arrestato una settimana fa, insieme a tre suoi collaboratori, con l’accusa di corruzione e spionaggio. Il dirigente della Rio Tinto sembra avesse pagato per avere informazioni su come la Cina si sarebbe comportata e quale strategia avrebbe adottato nelle trattative per stabilire il prezzo del materiale ferroso.

Per gli analisti, il caso Rio Tinto potrebbe avere delle pesanti ripercussioni sugli investimenti cinesi, e a peggiorare il clima, secondo l’International Herald Tribune, ci sarebbe la percezione che dietro gli arresti della scorsa settimana ci possa essere la politica. Infatti, i rapporti tra Rio Tinto, colosso minerario australiano e le autorità cinesi non è stato dei più rosei nell’ultimo periodo: a giugno la Rio Tinto ha fermato la scalata della Chinalco, ente di Stato cinese, che stava per investire 19,5 miliardi di dollari per aumentare la propria quota azionaria dal 9 al 18% del capitale di Rio Tinto.

Inoltre c’è stata una dura battaglia per il prezzo del materiale ferroso utile per produrre l’acciaio. I più grandi gruppi siderurgici cinesi hanno chiesto alle aziende minerarie australiane una drastica riduzione del prezzo della materia prima. A coronare questo clima di crescente tensione c’è stata la denuncia dell’Australia per attività di spionaggio cinese sul suo territorio.