Atene fuori dall’euro? Ecco cosa accadrebbe ai mercati dell’Eurozona

Pubblicato il 12 Maggio 2012 - 20:20 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dopo la Commissione europea, anche Berlino e la Bce sfidano Atene ad uscire dall’euro: un’ipotesi – quella di una Grecia che esce dall’Eurozona – che si fa possibilita’, tanto da spingere esperti, economisti e istituzioni finanziarie a fare i conti con il terremoto che si innescherebbe sui mercati. Ecco i piani di contingenza possibili per far fronte all’ipotesi di un addio greco alla moneta unica.

– PANICO E FUGA CAPITALI. ”L’uscita improvvisa di un Paese dall’euro – spiega alla Bloomberg Alan Brown, senior adviser di Schroders a Londra – potrebbe facilmente portare al panico finanziario a una fuga dai mercati, oltre a scatenare volatilita’ e far volare i tassi sul mercato monetario”. Insomma una versione ‘da debito sovrano’ del crollo di Lehman Brothers nel 2008. Che rischia di far apparire il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble – che ha gia’ detto che l’euro resisterebbe all’addio greco – un emulo dell’ex segretario al Tesoro Usa Henry Paulson. Allora si scateno’ la peggior recessione globale del dopoguerra e la borsa di New York perse il 40%.

– BCE IN PRIMA LINEA. La prima linea del fronte, oggi, sarebbe il contagio: una fuga dei mercati dal debito periferico europeo nel timore che la Grecia sia il precedente in grado di trascinare altri sulla stessa strada. Citigroup, di fronte all’ipotesi ‘Grexit’, uscita della Grecia dall’euro, e’ convinta che la Banca centrale europea si troverebbe automaticamente in prima linea. Willem Buiter, capo economista della banca americana, prevede che la Bce userebbe risorse ”potenzialmente infinite”.

Innanzitutto riaprendo gli acquisti dei titoli di Stato sospesi ad aprile e facendo nuove tranche di maxi-prestiti ‘Ltro’ dopo i 1.000 miliardi iniettati fra dicembre e febbraio. Per Bank of AMerica Merrill Lynch c’e’ ”alta” probabilita’, poi, che l’Eurotower si troverebbe costretta a dimezzare i tassi d’interesse, gia’ a minimi record, portandoli allo 0,5% dall’1%. E, magari – aggiunge Brown di Schroders – spingersi oltre fino ad annunciare di essere pronta a comprare debito europeo senza limiti per mantenere i bond sotto un tasso prefissato, diciamo del 6%.

– NUOVO CAPITALE PER BANCHE: oltre a prestiti d’emergenza e acquisti massicci dei titoli di Stato, sarebbero probabilmente necessarie ricapitalizzazioni bancarie e assicurazioni dei depositi bancari, per scongiurare una fuga dalle banche esposte piu’ o meno direttamente verso la Grecia. Secondo Jacob Kirkegaard, un ricercatore del Peterson Institute di Washington, governi e fondi di salvataggio dovrebbero ”come misura immediata” isolare le banche garantendo i depositi e fornendo capitale fresco.

La sola Spagna dispone di depositi per 1.000 miliardi di euro circa. Un modo per affrontare il problema sarebbe il coinvolgimento del fondo di salvataggio europeo, l’Efsf (da giugno Esm) fornendogli una licenza bancaria cosi’ da poter attingere ai finanziamenti illimitati della Bce.