Aziende che muoiono in culla: una su due chiude entro 5 anni

Pubblicato il 13 Ottobre 2012 - 12:30 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Aprono con pochi soldi e pochissimo personale. Provano a resistere e poi, dopo qualche anno di vita, spesso chiudono. E’ il destino di quasi un impresa su due in Italia: abbassare le saracinesche entro cinque anni. Succede, secondo Confartigianato, al 49,5% delle aziende. Ma nonostante la crisi, per gli artigiani, l’Italia resta la  “patria” mondiale dell’imprenditoria: 6,6 aziende ogni 100 abitanti. Insomma il tessuto connettivo del Paese, nonostante la crisi, resta lo stesso: tante piccole e piccolissime imprese spesso sottocapitalizzate.

Quel 50,5% di aziende che resistono, è la posizione degli artigiani, va a irrobustire un tessuto imprenditoriale che, nonostante la crisi, è tra i più vivaci del mondo. Secondo la Confartigianato, infatti, con 6,6 imprese ogni 100 abitanti l’Italia è in testa alla classifica dei Paesi ad economia avanzata con il più alto tasso di imprenditorialità. Al secondo posto la Francia con 4,1 imprese ogni 100 abitanti, seguita dal Regno Unito (2,8 aziende per 100 abitanti).

Le imprese artigiane ‘’spiccano’’ nel primato italiano: con 1.448.867 aziende la presenza sul territorio è capillare e diffusa. All’artigianato e alle piccole aziende si deve la tenuta occupazionale anche nella fase più acuta della crisi. Tra il 2007 e il 2010 le micro imprese (con meno di 9 addetti) hanno fatto registrare un aumento dell’1,2% degli occupati a fronte di un calo dell’1,5% degli addetti del totale delle imprese.

“Siamo un popolo di imprenditori – sottolinea il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini – e lo dimostriamo a dispetto della crisi e dei tanti ostacoli che spengono le iniziative imprenditoriali. Questa propensione va sostenuta sia nella fase di avvio dell’impresa sia soprattutto durante la vita dell’azienda. Non basta puntare sulle start up innovative se poi in Italia continuano a non esserci le condizioni favorevoli perché le imprese possano svilupparsi e generare occupazione’’. Bene facilitare la creazione di un’impresa quindi ma, conclude Guerrini, “è anche indispensabile dare concreti segnali alle imprese che già esistono e assicurare la solidita’ del nostro tessuto produttivo’’. Prato, Fermo e Reggio Emilia sono le “piccole patrie” dell’artigianato con il più alto tasso di imprese attive. Tra i Comuni spiccano Piode (Vercelli), dove ci sono 9,2 aziende ogni 100 abitanti; Cingoli (Macerata), 6 imprese per 100 abitanti, Monte Urano (Ascoli Piceno), 5,8 aziende. Tra quelli piu’ grandi e’ Montemurlo (Prato) a detenere la palma del Comune piu’ artigiano d’Italia: 6,6 aziende ogni 100 abitanti.