Banca Etruria-Marche-Chieti-Ferrara: indennizzi a tutti senza arbitrato

di Edoardo Greco
Pubblicato il 24 Marzo 2016 - 12:04 OLTRE 6 MESI FA
Banca Etruria-Marche-Chieti-Ferrara: indennizzi a tutti senza arbitrato

Un momento della protesta dei risparmiatori davanti alla sede di Banca Etruria ad Arezzo, 28 dicembre 2015.
ANSA/BARBARA PERISSI

ROMA – Indennizzi per tutti i 10.559 obbligazionisti di Banca Etruria, CariMarche, CariChieti e CariFerrara danneggiati dalla decisione del governo Renzi del 22 novembre 2016, con la quale ha salvato le banche dal fallimento, a spese dei clienti.

Rimborsi per tutti e senza arbitrati: è questa l’intenzione del governo, una soluzione che stanno studiando i tecnici di Palazzo Chigi e del ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan, soluzione che sarà sottoposta al Consiglio dei Ministri di domani (venerdì 25 marzo), che dovrebbe approvare un nuovo decreto legge sulle banche (con dentro gli indennizzi, sperano i risparmiatori). Spiega Marco Mobili sul Sole 24 Ore:

Il condizionale è d’obbligo poiché tutta l’operazione dovrà comunque avere il benestare della Commissione europea. E al momento l’atteso via libera di Bruxelles potrebbe anche arrivare dopo Pasqua. Anche se c’è un cauto ottimismo. Negli ultimi giorni il Governo avrebbe chiesto e ottenuto i primi assensi sulla possibilità sia di rendere automatici i rimborsi ai risparmiatori colpiti dal crac delle quattro banche senza dover verificare caso per caso la violazione delle regole di trasparenza e corretta informazione dei clienti, sia di poter ampliare la dotazione del fondo di solidarietà da 100 milioni istituito dalla legge di stabilità 2016. Il tutto necessariamente nel pieno rispetto sia delle nuove regole sul bail in sia della compatibilità dell’intervento con la disciplina degli aiuti di Stato. 

Il varo del Dl prima di Pasqua consentirebbe al Governo anche di rispettare il termine del 31 marzo indicato dalla legge di stabilità come scadenza entro cui Palazzo Chigi, Mef e Giustizia avrebbero dovuto definire tecniche e modalità di accesso al fondo per i rimborsi e le regole di ingaggio per gli arbitrati affidati all’autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone.

Questo schema, però, con il nuovo Dl sarebbe del tutto (o quasi) accantonato, superando in primo luogo la ratio che ha ispirato l’istituzione del fondo da 100 milioni: un intervento umanitario per risarcire, previa verifica, i soli risparmiatori truffati. Il principio che si sarebbe fatto strada è che la mala gestio delle quattro banche (per altro certificata su Banca Etruria proprio due giorni fa dal commissario liquidatore con la lettera di risarcimento inviata agli ex amministratori indagati per fallimento; si veda Il Sole 24 Ore di ieri) lascerebbe poco spazio alla possibilità che i contratti firmati dagli obbligazionisti subordinati siano stati sottoscritti nel rispetto del regole di trasparenza e corretta informazione.

Di qui la decisione di ampliare la platea a tutti o quasi. In che modo? Con l’aumento della dote del fondo di solidarietà per i rimborsi fino a 250-280 milioni, poco al di sotto dei 329 milioni stimati dal Mef nei mesi scorsi. Le maggiori risorse, così come i 100 milioni iniziali della stabilità, arriverebbero tutti dal sistema creditizio, ovvero dal Fondo interbancario di tutela dei depositi e soprattutto dalle plusvalenze che le good bank potrebbero realizzare con la cessione dei crediti d’imposta ereditati dalle quattro banche fallite.

Con una norma ad hoc inserita nel Dl in arrivo, infatti, verrebbe consentito agli istituti sottoposti a procedura di risoluzione di poter cedere i crediti d’imposta generati dalla imposte differite anticipate, cosiddette “Dta”. Secondo le regole attuali la cessione di questi crediti è autorizzata soltanto tra istituti appartenenti allo stesso gruppo (legge 255/2010). Per altro la Banca D’Italia ha già disposto il passaggio all’organo ponte di tutte le poste attive e passive delle banche fallite, ma restano dubbi sulla legittimità del passaggio anche di questi crediti d’imposta. La nuova norma serve dunque anche a legittimare giuridicamente eventuali cessioni di crediti già avvenute fuori da gruppi societari.