“Banchiere uguale falsario”. L’equazione di Guppy, gentiluomo e ladro

Pubblicato il 8 Marzo 2010 - 17:49 OLTRE 6 MESI FA

Darius Guppy

Era in cella con uno stampatore di banconote false, parlavano dei rispettivi guai. Il falsario gli fece leggere la sentenza che lo aveva condannato, c’era scritto “attività parassitaria” nei confronti della società. E allora a lui venne in mente l’equazione falsario-banchiere.  È  quanto sostiene Darius Guppy, personaggio leggendario e controverso della borghesia britannica, impegnato in prima persona in decine di cause in difesa della sua famiglia e di amici e conoscenti che avevano subito torti.

Darius, amico del sindaco di londra, Boris Johnson, testimone di nozze del fratello di Lady Diana, Lord Spencer, dalla brillante carriera scolastica (ha frequentato i college di Eton e Oxford), ha trascorso 5 anni in prigione per avere organizzato una finta rapina a una gioielleria per incassare l’assicurazione dei Lloyd’s. Nell’ottica di Guppy non si trattava di una truffa ma del giusto riconoscimento che i Lloyd’s dovevano alla sua famiglia, andata quasi in rovina a causa delle perdite subite con il tracollo della compagnia assicurativa degli anni Ottanta.

In carcere Guppy ha capito perché l’economia affonda e da quando è uscito non smette più di parlarne e di accusare il sistema  denaro. Sistema fondato sul debito, debito che non può mai essere riassorbito, debito che crea artificiale ricchezza di cui qualcuno si appropria e che poi, prima o poi, molti devono pagare. «Sulla recente crisi economica è stata detta e scritta una caterva di assurdità – scrive Guppy sul giornale inglese Daily Telegraph – Gli ‘esperti’ (nessuno dei quali era stato capace di prevedere la catastrofe finanziaria incombente) dicono che le difficoltà attuali sono semplicemente il risultato di abusi ed eccessi di un sistema che, di suo, funziona bene. Non credete a una parola».

Guppy spiega che il problema sta proprio nel sistema in sé, e piccoli aggiustamenti qui e là non otterranno alcun effetto a lungo termine. Bisogna imparare a riconsiderare il modo in cui usiamo il denaro.

«Se si chiede all’uomo della strada chi è che crea il denaro, vi risponderà ‘lo Stato’. Ma questo è falso. E’ vero che lo Stato stampa e conia le banconote e le monete, ma ciò rappresenta solo il 3 per cento del denaro circolante nell’economia globale. Il 97 per cento è creato dalle banche commerciali, che sono in mano ai privati e (in sostanza) non rendono conto a nessuno».

Insomma, Guppy accusa i banchieri di creare il denaro dal nulla, proprio come chi truffa falsificando le banconote. Per capire come funziona la truffa globale si deve fare un passo indietro e immaginare di tornare all’origine del sistema, dal punto di vista di un banchiere. «Immaginiamo che dieci clienti depositino nella sua banca dieci lingotti d’oro. La banca li presta ad altri clienti, che generano un guadagno con operazioni redditizie. Alla fine la banca ottiene indietro undici lingotti, con i quali restituisce il deposito e ottiene un profitto ragionevole. Poi il banchiere crea un titolo che rappresenta una determinata quantità di oro: quei titoli possono essere scambiati».

Tutto funziona finché nei caveau c’è una quantità d’oro che corrisponde a ognuno dei pezzi di carta ma questo non avviene mai perché di rado i proprietari dei pezzi di carta si presentano tutti insieme per ricevere i loro lingotti. Quindi, si può desumere che tutto il sistema si basa solo e soltanto sulla fiducia. E se manca la fiducia? Il sistema crolla.

«La situazione si è fatta ancora più complicata quando i pezzi di carta sono diventati superflui e sono state introdotte le cartolarizzazioni di mutui casa, opzioni put e call e tutti i derivati – ha spiegato Guppy – Il denaro virtuale si trasforma in indebitamento reciproco. La logica impone che l’economia virtuale si sganci da quella reale e che il momento della resa dei conti arrivi quando il divario fra le due economie diventa così ampio da non poter essere sostenuto».

La conclusione di Guppy è chiara: «Il sistema finanziario è un colossale meccanismo di ridistribuzione delle risorse dai poveri ai ricchi: è questo il motivo per cui le banche e i governi stanno lottando per salvarlo».