Bollette, tabacco e affitti: euro 10 anni dopo, i “responsabili” del caro prezzi

Pubblicato il 25 Agosto 2012 - 12:30 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA – Bollette, tabacco, alcol, benzina e affitti. Questi i prodotti per cui i prezzi sono schizzati alle stelle dall’introduzione dell’euro in Italia 10 anni fa. Il rapporto della Cgia di Mestre parla di un’inflazione del 24,9 percento, con un aumento dei prezzi registrato soprattutto al sud. Ma a sorpresa l’impennata non ha riguardato abbigliamento, ristorazione e alimentari.

L’aumento più alto è stato registrato in Calabria, dove l’inflazione ha raggiunto il 31,6 percento, seguita dal 28,9 percento della Campania, il 27,6 percento della Sicilia ed il 26,9 percento della Basilicata. Lombardia, Toscana e Veneto le meno interessate, con inflazione rispettivamente del 23%, del 22,4% e del 22,3%. Ultimo della graduatoria, il Molise, dove l’inflazione è lievitata ‘solo’ del 21,7%.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, ha spiegato: ”E’ opportuno sottolineare che il maggior aumento dei prezzi registrato nel Sud non deve essere confuso con il caro vita. Vivere al Nord è molto più gravoso che nel Mezzogiorno. Altra cosa, invece, è analizzare, come abbiamo fatto noi, la dinamica inflattiva registrata in questi ultimi dieci anni. La maggior crescita dell’inflazione avvenuta nel Sud si spiega con il fatto che la base di partenza dei prezzi nel 2002 era molto più bassa rispetto a quella registrata nel resto d’Italia”.

In linea generale, sottolinea la Cgia, uno dei nodi da superare è lo spaventoso deficit logistico/infrastrutturale che grava sulla competitività dell’intero sistema delle nostre imprese e conseguentemente sui costi dei servizi e dei prodotti offerti ai consumatori finali.

Per quanto riguarda le principali tipologie di prodotto, l’euro ha fatto esplodere i prezzi delle bevande alcoliche e dei tabacchi con aumenti fino al 63,7%, quello delle manutenzioni e ristrutturazioni edilizie, gli affitti, i combustibili e le bollette di luce, acqua e gas e asporto rifiuti del 45,8%, nonché dei trasporti, con treni, bus e metro il cui costo dei biglietti ha registrato un’inflazione del 40,9%.

Pressoché in linea, se non addirittura al di sotto del dato medio nazionale, gli incrementi dei servizi alberghieri e della ristorazione, con inflazione del 27,4%, dei prodotti alimentari con il 24,1%), del mobilio e degli articoli per la casa del 21,5%e dell’abbigliamento e delle calzature del +19,2%.

Bortolussi ha poi concluso: “A differenza di quanto è stato denunciato sino ad ora con l’avvento dell’euro non sono stati i commercianti a far esplodere i prezzi, bensì i proprietari di abitazioni, le attività legate alla manutenzione della casa, le aziende pubbliche dei trasporti, i gestori delle utenze domestiche ed, infine, lo Stato con gli aumenti apportati agli alcolici e alle sigarette. Ricordo che sul totale della spesa media famigliare, che nel 2011 è stata pari a quasi 30.000 euro, i trasporti, le bollette e le spese legate alla casa hanno inciso per quasi il 50% del totale, mentre la spesa alimentare solo per il 19%”.