I giorni delle locuste. La speculazione all’attacco dell’Italia

Pubblicato il 11 Luglio 2011 - 13:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Debito da 2 mila miliardi di euro, dubbi sulla tenuta del governo italiano, concomitante stallo europeo sugli aiuti alla Grecia: quale miglior obiettivo per la speculazione internazionale se non l’Italia? Venerdì scorso le prime avvisaglie promettevano la temuta tempesta perfetta. Che non c’è stata: lunedì Piazza Affari ha aperto in negativo, lo spread tra i Btp e i bund ha raggiunto nuovi massimi, ma le banche italiane, la cui pancia è piena di titoli tossici (Unicredit in testa), stanno contenendo le perdite. Da politica, industria e finanza si moltiplicano gli appelli alla “coesione nazionale” (Napolitano) e a varare subito, magari già in giornata, la manovra di stabilizzazione del bilancio (Marcegaglia, Passera). Le opposizione promettono un comportamento responsabile, vista la gravità della situazione. La Consob ha deciso una stretta sulle vendite allo scoperto. Tremonti offre se stesso come miglior baluardo anti-speculazione (chi non mi difende non difende il Paese).

Basterà? A Bruxelles i ministri dell’Economia stanno affrontando la questione. Ufficialmente si parla (si litiga) di Grecia e di coinvolgimento dei privati negli aiuti. La verità è che verrà affrontato il dossier Italia. Come la Francia, l’allargarsi della forbice sui titoli di stato rispetto  ai bund tedeschi è preoccupante: ma Parigi non ha lo stesso enorme debito pubblico italiano. Il rischio di un attacco concentrico dei mega investitori all’economia italiana è reale. Le “locuste” scommettono  a breve su un default italiano. Il ricordo va al fondo di investimento di George Soros che nel 1992 scommise contro la sterlina, guadagnandoci un miliardo di dollari in un solo giorno. Come allora, l’ordine agli hedge fund americani è di scommettere sull’impossibilità dell’Italia a ripagare i debiti contratti con l’emissioni obbligazionarie.

A ogni crisi finanziaria gli hedge fund vengono messi sul banco degli imputati. Chi sono, come operano i principali attori della speculazione mondiale? Soros guida un gruppo che gestisce 27 miliardi di dollari. La Paulson & Co. che nel 2008 si arricchì speculando sulla crisi dei subprimes ha a disposizione 35 miliardi di dollari. Steven Cohen con la SAC Capital Advisors mette sul piatto 16 miliardi di patrimonio. La Moore Capital di Louis Moore Bacon gestisce 14 miliardi di dollari: in una lettera ai clienti di febbraio spiegava che “l’area più interessante del prossimo futuro sarà la potenziale rottura dell’Unione monetaria  europea”.

I fondi macro scommettono sui grandi movimenti dei mercati quindi sulle valute, sui tassi di interesse, sulle materie prime e utilizzano, per farlo e coprirsi (hedge) dai rischi, strumenti finanziari sofisticati come i derivati. Oggi i derivati più usati sono i Cds (credit-default swap ), gli stessi che avevano fatto cadere Lehman Brothers. Sono una specie di contratto di assicurazione in cui il compratore paga un premio al venditore contro il rischio fallimento di una terza entità. Anche uno stato. Chi vuol proteggere 100 milioni di dollari in Btp compra un Cds su questi titoli pagando oggi 2,3 milioni di dollari l’anno, cioè il 2,3%. Le quotazioni dei Cds sono il termometro della paura del default: quelli sui titoli greci costano dieci volte tanto, il 20%, mentre quelli sul debito tedesco costano un quinto, 0,44%. Ma mentre un fondo pensione li compra per proteggere davvero il suo portafoglio in reddito fisso, un hedge fund lo fa per pura speculazione. “È il modo più facile per fare scommesse al ribasso —  ha raccontato a CorrierEconomia Guy Spier, giovane gestore inglese dell’ hedge fund Aquamarine Capital, dalla sua sede a Zurigo — È il gioco di anticipare la caduta di fiducia dei mercati. La temperatura sta crescendo pericolosamente e i fondi macro cercano di capire chi sarà il prossimo a crollare.