“Buyback” a prezzi stracciati del debito pubblico. Soldi tedeschi: prima la Grecia. E l’Italia?

Pubblicato il 22 Gennaio 2011 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA

Un’operazione sul debito pubblico della Grecia, che potrebbe fare da modello ad altri Stati del ventre molle dell’Europa, come l’Italia e la Spagna, sta per essere varata, con il contributo del fondo di solidarietà europeo, che nominalmente dispone di 440 miliardi di euro,  e la benedizione del cancelliere tedesco frau Angela Merkel.

La notizia è stata data dal quotidiano finanziario americano Wall Street Journal. Secondo il giornale,  la Grecia sta pensando ad un’operazione di “buyback”, cioè di riacquisto anticipato dei propri titoli di Stato. La manovra consentirebbe alla Grecia, ma anche ad altri paesi indebitati della zona dell’ euro, di ricomprare i propri bot e affini ad un prezzo inferiore a quello di vendita dalla Banca Centrale Europea e da altri investitori grazie al fondo di solidarietà europeo.

L’ operazione porterebbe ad una riduzione del debito, sottraendo la Grecia e gli altri paesi più esposti con il sistema bancario internazionale alla pressione dei grandi speculatori, la cui figura spesso coincide con le stesse banche che anni fa aiutarono i Paesi del Sud Europa, Italia inclusa, a nascondere sotto il tappeto parte dei propri debiti e a potersi quindi presentare con i documenti in regola al passaggio delle forche caudine dell’Euro.

L’operazione, non delle più smaglianti dal punto di vista della trasparenza, fu più che giustificata dai vantaggi a lungo termine per tutti noi dall’ingresso nella moneta unica, ma ha lasciato ai cittadini di oggi il pesante onere delle scadenze inesorabili. Anche per questo, l’attuale governo di destra copre le colpe più che meritorie dei suoi predecessori di sinistra, portandone la croce, con grande senso di responsabilità e accorto calcolo elettorale, consapevole che scoperchiare la pentola implicherebbe misure altamente impopolari di rientro del debito che garantirebbero una tragica sconfitta alle urne.

Per questa stessa ragione, le rigidità di cui è costantemente accusato il ministro delle Finanze Giulio Tremonti, appare più che comprensibile.

L’operazione “buyback”, nota il Wall Street Journal, sarebbe un modo ‘elegante’ di aiutare i membri più deboli dell’ Europa a rimettere in sesto i loro conti. La riuscita dell’ operazione sarebbe legata alla garanzie, e quindi ai riscontri economici, che i paesi forti dell’ Euro, Germania in testa, otterrebbero da tale manovra. I tedeschi dovrebbero però aumentare i finanziamenti nell’ euro-zona, cosa che sarebbero disposti a fare solo se venissero approvate le proposte economiche messe sul piatto dalla Merkel a tutti membri dell’ Unione Europea, compresi quelli fuori dall’ Euro. Tra le misure pensate per migliorare la competitività ci sarebbero l’ annullamento dell’ età pensionabile e degli aumenti salariali e delle pensioni legati all’inflazione.

Tali cambiamenti darebbero il giusto impulso a quelle economie incerottate che faticano a riprendersi oltre che a tenere sotto controllo il debito pubblico europeo di paesi come l’ Italia e la Spagna. Il consolidamento dei conti, nota il Corriere della Sera,  accrescerebbe la fiducia dei mercati, che al momento rimangono altalenanti, e porrebbe un freno anche ai tassi di interesse che restano sotto “monitoraggio molto attento.” La BCE teme infatti che il debito sovrano e le pressioni inflazionistiche di questi Paesi, attualmente sotto controllo, “potrebbero salire”, come ha detto il suo governatore, Jean-Claude Trichet.

Che ci sia bisogno di qualcosa di più di una semplice catena della solidarietà lo confermano le notizie riferite da Marika De Feo sul Corriere di sabato mattina, secondo cui  “la Germania e gli altri Paesi «virtuosi» della zona euro sono restii ad aumentare le garanzie e chiedono ai Paesi con un rating inferiore alla tripla A, come l’Italia, la Spagna e il Belgio, di pagare in contanti per rafforzare il fondo”.

Scrive De Feo che l’indiscrezione, del quotidiano Ftd, è stata confermata da Steffen Seifert, portavoce della Cancelliera Angela Merkel: “La Germania ha sempre detto che non è giusto restringere a pochi Paesi lo sforzo finanziario per il meccanismo salva-Stati” .  Inoltre, il ministro alle Finanze Wolfgang Schaeuble ha ribadito che “i sei Paesi non possono risolvere i problemi dell’euro da soli”.

I ministri finanziari di Germania, Francia, Olanda, Lussemburgo, Austria e Finlandia si erano radunati a Bruxelles lunedì scorso, a margine dell’Eurogruppo, costituendo di fatto una specie di nocciolo duro dell’euro.

Il fondo Efsf dell’Eurogruppo ha a disposizione dei Paesi in difficoltà 440 miliardi, ma per un complesso sistema di garanzie, l’utilizzo effettivo del fondo ammonta a meno di 250 miliardi. Ma la Germania, cioè la Merkel, è restia a pagare ancora e da sola per aumentare il volume reale del fondo.Da qui l’ipotesi di far pagare ai Paesi meno virtuosi l’aumento dell’Efsf.

Per l’Italia questo vorrebbe dire sborsare in contanti una quota pari al 18%di eventuali aiuti al Portogallo, aumentando di pari importo il debito, col rischio di peggiorare il suo rating.

La tensione tra Nord e Sud dell’Europa è destinata a salire e, nota De Feo, che “non è un caso se il presidente della Commissione José Manuel Barroso”, il quale si recherà in visita a Berlino martedì prossimo, ha ribadito “l’urgenza di estendere il fondo e ha ricordato, nel giorno in cui la fiducia degli industriali tedeschi raggiunge il massimo livello da 20 anni”, che “la Germania dà molto, ma riceve anche molto” dalla Ue.