Camfin, Tronchetti Provera e le scatole cinesi con l’aiuto di Unicredit e Intesa

Pubblicato il 6 Giugno 2013 - 14:16 OLTRE 6 MESI FA
Camfin, Tronchetti Provera e le scatole cinesi con l'aiuto di Unicredit e Intesa

Camfin, Tronchetti Provera e le scatole cinesi con l’aiuto di Unicredit e Intesa (foto Lapresse)

MILANO – Marco Tronchetti Provera cambia i compagni di viaggio, ma il gioco è sempre lo stesso: il numero uno di Pirelli ha firmato il divorzio con i genovesi Malacalza e ha sciolto la Gpi, che attraverso la Camfin, possiede il 26% della società di pneumatici. Nascerà una nuova holding (Lauro sessantuno) i cui azionisti saranno Marco Tronchetti Provera, la famiglia Acutis e Massimo Moratti con l’appoggio delle due maggiori banche italiane Unicredit, IntesaSanpaolo e del fondo Clessidra.

In quattro mosse ha blindato la Camfin e ha rimescolato il complesso gioco delle scatole cinesi grazie al quale mantiene ben saldo nelle proprie mani il gruppo. Lo spiega bene Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano:

Tutti credono che sia padrone della Pirelli, invece ne detiene solo il 26 per cento, sufficiente al controllo grazie ad alleati come Mediobanca, Assicurazioni Generali, Fonsai (ex Ligresti oggi Unipol), Benetton. Quel 26 per cento è custodito dentro la Camfin, una scatola quotata in Borsa, che ha solo 15 dipendenti, appunto, perché la sua unica attività è il possesso delle azioni Pirelli, che valgono poco più di un miliardo di euro. Tronchetti della Camfin ha solo il 42 per cento, e non ce l’ha tutto, perché è custodito in un’ulteriore società, la Gpi, di cui ha il 57 per cento, che tiene in un’ultima società che ha il 71 per cento della Gpi, la Mtp partecipazioni. Calcolando la demoltiplicazione delle quote si vede che Tronchetti realmente ha un 4 per cento abbondante di Pirelli, pari a un investimento di circa 200 milioni. Con i quali comanda anche se gli altri azionisti mettono oltre 4 miliardi di euro. Magia delle scatole cinesi.

Ora, con lo scioglimento di Gpi,

Malacalza, che aveva dato a Tronchetti 88 milioni per diventarne socio, ne avrà indietro 160, con un guadagno dell’88 per cento. Per sdebitarsi del trattamento sontuoso compra il 7 per cento di Pirelli da Allianz e Fonsai, due soci stufi di Tronchetti e da tempo in cerca di un compratore gradito al “sistema”. Unicredit e Intesa, già creditori disperati, diventeranno anche azionisti di Camfin. Non solo, finanzieranno anche un’offerta pubblica di acquisto (Opa) su tutte le azioni per togliere la società dalla Borsa.

All’uscita dei Malacalza dai piani alti della catena di controllo si affianca una complessa operazione di riassetto che porterà alla fine all’accorciamento della catena stessa. Lauro sessantuno, la newco che ora ha in pancia l’intera partecipazione ex Malacalza (circa il 25,5%) di Camfin, e il 35,42% (conferito da Gpi, dalle famiglie Acutis e Rovati mentre quelle di Moratti, in pegno alle banche, arriveranno in un secondo momento) lancerà un’opa obbligatoria totalitaria che se avrà successo porterà a togliere la ‘nuova Camfin’ da Piazza Affari e fonderla con la newco, con Nuove Partecipazioni al 39% circa, Clessidra al 24% e le banche con il 36,8% (ognuna al 18,4% circa).

Per finanziare l’operazione Clessidra ha investito 91 milioni (che diventeranno fino a 150 con l’opa), Intesa e UniCredit 41 milioni ciascuna (che potranno lievitare fino a 115 milioni)

Osserva Meletti che le due maggiori banche italiane, in piena stretta del credito, non hanno esitato ad esporsi per una società che è piuttosto malmessa:

Camfin ha quasi 400 milioni di debiti, e Unicredit e Intesa sono le più esposte. Poi c’è la controllata Prelios (ex Pirelli Real Estate) che ha oltre 500 milioni di debiti, e anche lì Unicredit e Intesa sono inguaiate. Quando una società è indebitata e non sa come uscirne (Camfin a fronte di 380 miliardi di debito ha avuto nel 2012 come unica entrata 33 milioni di dividendo Pirelli) in un Paese normale si fa l’aumento di capitale. Ciò chepensava l’industriale siderurgico Vittorio Malacalza (dotato di un miliardo di liquidità) che tre anni fa, quando Tronchetti non aveva i soldi per una certa operazione, lo soccorse diventando socio della Gpi e della Camfin.    

Per ora in Borsa non ci sono state reazioni scomposte (-1,23%) mentre il titolo Camfin si è portato sul prezzo dell’opa che è di 0,8 euro (-7,36% a 0,79 euro) ma Consob vuole vederci chiaro e ha in corso accertamenti sull’operazione nel suo complesso e in tutte le direzioni (rumors, andamento titoli, ecc) per verificare eventuali irregolarità.