La Commissione europea boccia i conti di Spagna e Francia

Pubblicato il 12 Maggio 2012 - 12:24 OLTRE 6 MESI FA

Olli Rehn

BRUXELLES – La Commissione europea ha preso della difficoltà nel far quadrare i conti che stanno attraversando molti Paesi della zona euro.  Il commissario agli Affari Monetari Olli Rehn, nel presentare le stime di crescita e di deficit per il 2012 e il 2013, ha messo l’accento su Francia e Spagna: per questi due paesi, gli obiettivi di finanza pubblica appaiono infatti sempre più difficili da raggiungere. Per il momento non sono stati annunciati sconti oltre quello promesso dalla Germania che riguarderebbe inflazione e salari.

Il quadro economico nell’Unione monetaria rimane incerto. La Commissione prevede per quest’anno una contrazione dell’economia dello 0,3 % per poi aumentare dell’1% nel 2013. Alcuni Paesi difendono le posizioni, come la Germania; altri invece sono in evidente difficoltà, a cominciare dalla Spagna, alle prese con le gravi conseguenze provocate dallo scoppio della bolla immobiliare, ma anche l’Olanda, ormai ex virtuosa.

“Le prospettive continuano a essere segnate da una elevata incertezza”, ha spiegato Rehn durante una conferenza stampa a Bruxelles. “Una ripresa è in vista, ma resta fragile. Il rischio maggiore è un eventuale riacutizzarsi della crisi del debito nella zona euro. Un ritorno delle tensioni finanziarie provocate da shock negativi sulla fiducia si travaserebbe sull’economia reale, rafforzando un circolo vizioso tra la fragilità delle istituzioni bancarie e la debolezza dei debiti sovrani”.

Secondo le previsioni dei servizi della Commissione, il deficit pubblico spagnolo è destinato ad attestarsi al 6,4% del Pil nel 2012 e al 6,3% nel 2013. I dati sono ben peggiori di quelli stimati dal Governo Rajoy, che si è impegnato ad avere un disavanzo del 5,3% quest’anno e del 3% il prossimo. Il Paese, che deve far fronte a una crisi bancaria e a una disoccupazione al 24,4%, rischia la recessione non solo nel 2012, ma anche nel 2013.

Il caso francese non è lontano da quello spagnolo. Sempre secondo la Commissione, il deficit in Francia sarà del 4,5% del Pil quest’anno e del 4,2% l’anno prossimo, rispetto a un obiettivo del 3%. Le stime della Commissione si basano su “politiche economiche costanti”, al netto quindi di eventuali manovre aggiuntive. Il presidente eletto François Hollande ha commentato da Parigi che solo dopo una analisi dei conti pubblici prenderà “le decisioni necessarie”.

PIL E CRESCITA NELL’EUROZONA – Secondo le stime Ue, la ripresa economica dell’Eurozona non avverrà prima del 2013 e sarà la Spagna l’unico paese ancora contrassegnato dalla recessione.

L’Ue dei 27 registra dati più incoraggianti, con un Pil stabile nel 2012 e un aumento dell’1,3% per il 2013.  Per Rehn quindi, è arrivato il momento di accelerare ”le politiche di rafforzamento della stabilità e della crescita”. In questo contesto ancora difficile per l’economia dell’Ue, la disoccupazione continua a rimanere a livelli record. Secondo le stime della Commissione europea i senza lavoro saranno pari al 10% nell’Ue e all’11% nell’Eurozona, sia per il 2012 che per il 2013. L’inflazione dovrebbe diminuire progressivamente e i disavanzi pubblici calare nel 2013 al 3,3% nell’Ue e a poco sotto il 3% nell’area dell’euro. Nelle previsioni sull’andamento del Pil per il 2012 e per il 2013, quest’anno sarà la Grecia a confermarsi maglia nera (-4,7%) dell’Unione, per poi risalire la china nel 2013 (+0%).

Negativa anche la stima per il Portogallo (-3,3%), che crescerà l’anno prossimo dello 0,3%. E’ sempre in calo il dato per la Spagna (-1,8% e -0,3%), mentre l’Italia, dopo una diminuzione dell’1,4% nel 2012, l’anno prossimo dovrebbe segnare un aumento del Pil dello 0,4%. Poco meglio la Slovenia (-1,4% e poi +0,7%), la Croazia (-1,2% e +0,8%), Cipro (-0,8% e +0,3%). Rimanendo nell’area del Mediterraneo, sono invece di segno positivo le stime per la Francia per il 2012 e 2013 (+0,5% e +1,3%), ma anche per i paesi candidati ad entrare nell’Ue: Turchia (+3,3% e +4,6%) Serbia (+0,3% e +1,9%), Montenegro (+0,4% e 2%), ex Repubblica jugosalva di Macedonia (+1,7% e +2,5%) e Islanda (+2,1% e +2,4%).