Contanti in nero: 3.000 a testa. Chi ce l’ha, chi no. E chi piange e…

di Lucio Fero
Pubblicato il 20 Settembre 2017 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA
Contanti in nero: 3.000 a testa. Chi ce l'ha, chi no. E chi piange e...

Contanti in nero: 3.000 a testa. Chi ce l’ha, chi no. E chi piange e… (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Contanti in nero: 3.000 euro a testa. Già, ma chi ce l’ha? In media, ingannevole ma pur sempre media, 150/200 miliardi di contanti in nero (stima Banca d’Italia) diviso 60 milioni di residenti (stranieri residenti in Italia compresi) fa appunto tremila a cranio (fermando la media della stima a metà strada, a 180 miliardi).

Contanti in nero, attenzione, non contanti. In Italia le transazioni in contanti sono lecite e legittime per pagamenti fino a tremila euro. Dunque qui non si parla dei contanti che tutti abbiamo in tasca e che usiamo per pagare o incassare, contanti liberi e legittimi.

Nessuna criminalizzazione o repressione del contante. Qui si parla solo del contante figlio di attività economiche in nero, del contante ammucchiato o occultato in cassette di sicurezza o cassetti domestici e familiari perché metterlo in giro alla luce del sole è come dichiarare di aver appunto ramazzato, rastrellato, operato in nero.

Intorno all’Everest del contante in nero che fa parte del patrimonio dei bravi cittadini della Repubblica si registra una voglia governativa di tracciare una strada (di montagna) per pulirli. Forse un articolo di legge nella legge di Bilancio di fine anno, un forfait da pagare al fisco (piccolo) e un obbligo di investirne una parte in titoli di Stato…Forse, ma qui non ci occupiamo della possibile sanatoria.

Qui ci occupiamo dell’Everest. Tra 150 e 200 miliardi di euro. Non i capitali all’estero che di per sé non sono vietati e non sono reato (lo sono solo se l’esportazione di capitali è l’ultimo atto, occulto anch’esso, di una catena di evasione fiscale e di illegalità di cui i soldi nascosti oltre confine sono solo l’ultimo anello). Non i tremila euro che ciascuno di noi può legalmente detenere in contanti. Non tutta la ricchezza sottratta al fisco. No, qui si contano solo e soltanto i contanti appunto frutto di nero. I contanti accumulati in decenni di nazionale popolare tradizione, uso, costume e dedizione al nero.

E, anche sottraendo e limitandosi alle banconote che è meglio non far sapere come sono arrivate là dove sono, è Everest, anzi Himalaya tutta: 180 miliardi sono una cifra pazzesca e senza possibili riscontri sul pianeta, anzi no, forse in Cina fanno di peggio (o di meglio se preferite). Provate a immaginare quante banconote e relativo spazio per arrivare a 180 miliardi…

Già, ma chi ce l’ha? Tremila euro a testa di contanti in nero facendo la media. In una famiglia di tre persone 9.000 euro infrattati in qualche angolo di casa. Non ce li avete? Vuol dire che qualcuno ha i vostri novemila. E se conoscete un’altra famiglia che novemila in casa non ce l’ha, vuol dire che qualcun altro ha anche questi altri novemila. Fa già 27 mila in una casa e zero in due altre case. E continua così, a lungo.

Diciamo alla grossa che contanti in nero a casa, men che mai in cassetta di sicurezza, non ce l’hanno dieci milioni di italiani che fanno fatica a chiudere il mese. Ne restano cinquanta di milioni di italiani. Togliamone altri dieci milioni che il mese lo chiudono con i loro redditi ma accumulano zero. E siamo a quaranta milioni di italiani. Sottraiamo ancora una decina di milioni di italiani che mai e poi mai perché sono integerrimi a prescindere. E togliamo un’altra decina di milioni che il nero, anche piccolo, non lo fanno perché non possono e a nero hanno poco da scambiare.

Restano una ventina di milioni di italiani e quindi quei tremila a testa in media di contanti a nero che risultavano dividendo 180 miliardi per 60 milioni diventano novemila a testa dividendo per venti milioni. All’interno di quella ventina di milioni ci saranno certo “ingiustizie” nella distribuzione: chi a nero avrà contante in una cassaforte casalinga (tanti) circa cinquemila…e chi avrà in cassetta di sicurezza nascosti anche cinquecentomila.

Resta il fatto che i contanti a nero non sono il vizio di una ristretta casta o di qualche migliaio di criminali organizzati in mafie o dei ricchi e potenti. Altro che un per cento della popolazione “cattivo” e il restante 99 per cento vittima, innocente e povera.

La montagna dei contanti in nero nelle cassette e nei cassetti di almeno un terzo della popolazione italiana dice che molti di coloro che si piangono poveri, poveri non lo sono davvero, anzi. Dice, conferma, che nel paese c’è una ricchezza accumulata che smentisce nei fatti il pianto generale e pubblico del paese alla fame (oltre alla montagna del contante in nero, molto più alta di questa montagna c’è l’intero pianeta di risparmio privato legalmente detenuto e investito, il più alto pro capite in Europa).

E, ci si può scommettere, anzi mettere la mano sul fuoco che ad aprire cassette e cassetti di quelli che piangono più forte (sui social come sulla stampa come in tv) ci trovi la meglio e la più parte dei contanti in nero. Perché la vecchia regola del chi piange di più è colui che fotte di più il prossimo non fallisce quasi mai.