Contratto statali: aumenti solo agli stipendi più bassi?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Maggio 2016 - 09:41 OLTRE 6 MESI FA
Contratto statali: aumenti solo agli stipendi più bassi?

Contratto statali: aumenti solo agli stipendi più bassi?

ROMA – Contratto statali: aumenti solo agli stipendi più bassi? Il Governo è al lavoro per definire criteri e risorse per metter fine al blocco dei contratti nella pubblica amministrazione: pochi soldi, 300 milioni, da destinare agli aumenti in busta paga dei soli stipendi più bassi, premi legati alla produttività secondo lo schema della legge Brunetta da applicare al contratto statali. Sarebbe questo l’orientamento e quindi le direttive da consegnare all’Aran (l’agenzia che rappresenta la P.A. al tavolo negoziale con i sindacati) secondo quanto riferito da Andrea Bassi del Messagero.

Contratto statali: 300 mln, aumenti selezionati. In pratica, essendo di 300 milioni la somma massima che le finanze attuali consentono, si sarebbe optato per una distribuzione selezionata degli aumenti, un po’ come il bonus di 80 euro: darli a tutti i 3 milioni di dipendenti statali significherebbe un aumento impercettibile di poche decine di euro a testa. Selezionare gli aumenti significa invece destinarli ai soli redditi bassi di chi più ha sofferto la crisi economica.

Una soglia, oltre la quale il rinnovo del contratto sarà ancora una volta procrastinato, non è stata ancora fissata, nel senso che il Governo lascerà all’Aran la decisione da assumere in sede negoziale con i sindacati. Per quanto riguarda la parte di retribuzione legata alla produttività, i criteri stabiliti dalla legge Brunetta sono noti: il 50% dei premi deve essere indirizzato al 25% dei dipendenti statali più meritevoli, il restante 50% alla metà dei lavoratori, all’ultimo 25% rimasto (diciamo i meno meritevoli) non verrebbe concesso nulla in termini di aumenti e incentivi.

Il punto che resta ancora da chiarire, è quando effettivamente partirà il tavolo di confronto. Di mezzo c’è un passaggio tecnico che sta prendendo più tempo del previsto. Si tratta della riduzione da undici a soltanto quattro dei comparti del pubblico impiego. Dopo l’accordo raggiunto dall’Aran con i sindacati, la palla è passata per le verifiche al ministero dell’Economia. Una volta terminato il lavoro, la riduzione dei settori dovrà passare anche in consiglio dei ministri.

Infine è previsto un parere anche della Corte dei Conti. Prima della conclusione di questo iter, il tavolo negoziale non può essere convocato. Anche perché la riduzione a soltanto quattro dei comparti (Sanità, Funzioni centrali, Funzioni locali, Istruzione e ricerca), prevede anche una riforma della rappresentanza, con una soglia di sbarramento al 5 per cento per voti e deleghe. Questo significa che le sigle più piccole dovranno aggregarsi per evitare di scomparire. (Andrea Bassi, Il Messaggero)