Crescita: piano Marshall, piano segreto. Euro-bill per convincere Merkel

Pubblicato il 30 Aprile 2012 - 13:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E’ “crescita” la parola che risuona come un ritornello di successo, come un mantra o un amuleto. La panacea, l’uovo di Colombo prenderebbe il nome di “euro-bill”, simile all’eurobond ma validi solo a breve termine, massimo un anno. Gli ultimi aggiornamenti prefigurano due importanti novità, annunciano addirittura piani Marshall o programmi top secret. Secondo il quotidiano spagnolo El Pais la Commissione Europea sta preparando un piano per muovere 200 miliardi di investimenti pubblici e privati per riattivare la crescita, coinvolgendo eurobond, la Banca europea per gli investimenti (Bei) e il fondo di stabilità.

Il piano segreto svelato da Repubblica è ancora più ambizioso, perché sarebbe l’esito di un cambio radicale dei rapporti politici tra i grandi d’Europa con l’Italia che torna al centro della scena (come assicura l’uomo di Monti nelle istituzioni continentali, il ministro Moavero). Sul piatto ci sarebbe una proposta da 800 miliardi di euro. Quanto l’intero fondo salva stati ma inteso come misura aggiuntiva. E con la sorpresa insperata di una fattispecie di eurobond concepiti a breve termine per convincere Angela Merkel. Il piano prevede il coinvolgimento di Europa e Usa, di Fondo Monetario e Banca Centrale, tutti uniti nell’impresa finora disperata di far accettare ai tedeschi di mettere la faccia e la loro solidità economica a garanzia dell’emissione di titoli europei.

Seguendo l’esempio sperimentato in America del T-bill, l’ammontare massimo di emissione consterebbe in un 10% del Pil per ogni singolo paese, una scadenza inferiore ai dodici mesi e sopratutto con la condizione tassativa di rispettare i vincoli di bilancio. Questo per evitare alla radice ciò che più teme la Merkel, quella che tecnicamente viene definito moral-hazard, cioè il pericoloso disimpegno degli stati alle prese con le ristrutturazioni del debito. Se la Germania mette la faccia sui titoli europei, questo il ragionamento, verrebbe disinnescato il deterrente alla spesa facile, costituito dal giudizio implacabile dei mercati che sorvegliano i comportamenti dei singoli paesi. Tanto ci garantisce Berlino, sarebbe il retropensiero.

La soluzione a portata di mano prevede invece una “germanizzazione” di stati come l’Italia o la Spagna, e la “italianizzazione” dei teutonici intransigenti. Il pressing politico per uscire dalle secche dell’austerità che genera recessione verte su un’azione combinata che vedrebbe in Mario Monti, Mario Draghi, Christine Lagarde del Fmi, i primi propulsori, approfittando anche del mutamento del paesaggio politico europeo con la fine dell’asse Merkozy. Al vertice di giugno capiremo se piani Marshall o programmi segreti saranno diventati realtà.