Draghi, dopo le parole la settimana dei fatti. Ok tedesco all’acquisto di titoli

Pubblicato il 30 Luglio 2012 - 10:41 OLTRE 6 MESI FA
Mario Draghi (LaPresse)

FRANCOFORTE – Sono bastate poche parole per calmare i mercati o per, come ha scritto per esempio Mf Dow Jones, “evitare il disastro”. Parole di Mario Draghi, il governatore della Bce che nel momento della massima pressione ha rassicurato tutti con una frase secca: “L’euro lo salviamo noi“, noi della banca centrale europea.

Come scrive in prima pagina l’Herald Tribune Draghi ha dimostrato che “poche parole scelte con cura da un banchiere centrale possono decidere la fortuna o la disgrazia di intere nazioni”. Ora, però, per il quotidiano viene il difficile: far seguire i fatti, mantenere concretamente la promessa di fare “tutto per salvare l’euro”. Bisognerà presentarsi con un programma chiaro e forte, convincere i mercati e prima ancora convincere i tedeschi. Anche loro dicono di voler fare di tutto per salvare l’euro, ma il tutto tedesco e il tutto della Bce, a oggi, non coincidono.

Lunedì mattina, però, almeno dalla Germania arrivano segnali di disgelo. Georg Streiter, vice portavoce di Angela Merkel, spiega che non vede ostacoli all’acquisto, da parte della banca centrale di bond di paesi in difficoltà. ”Naturalmente il governo tedesco ha piena fiducia nell’indipendenza d’azione della Bce”, le parole del tedesco, secondo cui, comprando obbligazioni, la Bce adempie al proprio dovere.

Il giorno chiave è giovedì, quando si riunirà il Consiglio direttivo della Bce. E’ da questo appuntamento, infatti, che dovranno uscire le strategie concrete, di breve e lungo periodo, per trainare l’Europa debole fuori dagli attacchi speculativi. L’Herald Tribune è chiaro: “Con aspettative così alte, in caso di azione insufficiente i mercati tornerebbero inevitabilmente alla situazione di panico della settimana precedente e gli investitori trascinerebbero subito i titoli di Spagna e Italia a livelli potenzialmente distruttivi”.

Ma è tutta la settimana ad essere decisiva per i mercati, a cominciare da oggi il giorno in cui l’Italia ha messo sul mercato fino a 5.5 miliardi di obbligazioni di medio e lungo periodo, ovvero Btp a 5 e 10 anni. E il risultato fa ben sperare: il Tesoro ha venduto 5,48 miliardi di euro di Btp a 5 e 10 anni, contro un target massimo di 5,5 miliardi, con il tasso sul decennale in calo sotto il 6% è una buona domanda. Sulla scadenza a 10 anni il rendimento medio è sceso al 5,96% dal 6,19% di fine giugno e su quella a 5 anni al 5,29% dal 5,84% del mese scorso.

Si trattava dell’ultima offerta prima della pausa estiva e si trattava, visto il momento, di un’asta fondamentale perché arrivava in un momento di relativa calma successivo all’intervento di Draghi. Prima delle parole del presidente Bce, infatti, il rendimento dei btp aveva nuovamente sfondato quota 6.5%, salvo riscendere poco al di sotto nel fine settimana. Le previsioni del Sole 24 Ore fanno ben sperare: secondo gli analisti ci dovrebbe essere una “domanda tonica in un clima decisamente migliorato”.

Nello stesso giorno dell’asta italiana toccherà anche ai belgi. Poi mercoledì e giovedì altre due aste chiave, per motivi opposti: quella spagnola e quella tedesca. In totale, spiega il Sole 24 Ore “in settimana sul mercato si riverseranno titoli per un controvalore tra 13,5 e 15 miliardi di euro che andranno in parte a sostituire quelli in scadenza”.

Poi, acquisiti i risultati, la palla passerà a Draghi e sarà “ora di fare i fatti”. Già da lunedì la Bce riprenderà con lo “shopping”, stessa strategia adottata all’inizio dell’era Monti, durante la prima “crisi dello spread”. Come già scritto da BlitzQuotidiano, la Bce può scegliere tra un ventaglio di possibilità. Tutto ruota attorno all’acquisto di obbligazioni, si tratta di definire quanti, quali, per quanto tempo e a quali condizioni. Perché il passato ha insegnato che l’acquisto estemporaneo è una soluzione debole in grado solo di tamponare la fase acuta dello spread senza

Securities markets programme formato maxi: la Bce può riattivare il programma di acquisto massiccio sul mercato secondario di titoli di Stato di Paesi a rischio spread. La Bce lo ha già fatto. Quello che cambia è il “formato maxi”, ovvero l’entità degli acquisti, e la loro costanza. I mercati così sapranno che non solo la Bce interviene tanto, ma che interviene sempre. Lo shopping massiccio ma rapsodico di titoli di Stato non ferma la speculazione. La certezza di acquisti fissi sì.

Smp con tetto: la Bce fissa un livello per i rendimenti dei “Paesi periferici” o sotto attacco della speculazione superato il quale si compromette il funzionamento della trasmissione della politica monetaria. Quando i bond della Spagna o dell’Italia superano quel livello (esempio un rendimento del 5% sui titoli a 10 anni) la Bce interviene automaticamente con acquisti massicci.

Smp con prezzi: il prezzo di un titolo di Stato lo imporrebbe la Bce, non i venditori. Il programma di acquisti costanti e massicci di bond di Paesi periferici da parte della Banca centrale europea potrebbe provocare una corsa alle vendite con conseguente calo delle quotazioni. Nell’ipotesi di una “Smp con prezzi”, è la Bce a imporre il prezzo quando va “a fare la spesa”. Sempre per scoraggiare la speculazione.

Smp a ventaglio: le banche centrali dell’Eurozona amplierebbero il ventaglio dei titoli di Stato da acquistare in caso di un ritorno al Securities markets programme da parte della Bce, questo per non falsare il mercato dividendolo fra titoli di Stato acquistati dal programma Smp e titoli esclusi.

Smp con Esm: la Bce acquista titoli di Stato sul mercato secondario finché il fondo salva-Stati, l’European stability mechanism, non diventa operativo. L’Esm continuerebbe nell’azione del Smp solo se lo Stato in questione, quello i cui titoli sono schizzati a rendimenti troppo alti, invia una richiesta di aiuto formale.