Aiuti Ue? Dopo Grecia, Portogallo e Spagna l’Italia sborserà almeno 48 mld

Pubblicato il 11 Giugno 2012 - 10:06 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dopo il fondo salva stati, l’intervento per Grecia e Portogallo arrivano gli aiuti per le banche spagnole: in totale l’Italia sborserà per i piani Ue almeno 48 miliardi. Segno positivo per i mercati europei che reagiscono positivamente al via libera di Bruxelles per il sostegno al sistema di credito spagnolo ma segno anche di un nuovo impegno finanziario per tutti i paesi dell’Eurozona. Ecco perché al ministero già fanno i conti, in vista dell’accordo definitivo che diventerà operativo dopo la decisione dell’Ecofin, convocato per il 20 e 21 giugno.

Finora le cifre sono andate crescendo: nel 2010 il sostegno ai Paesi in difficoltà è costato all’Italia 3,9 miliardi, lo 0,3% del Pil. Nel 2011 la somma degli esborsi è salita a 9,2 miliardi (lo 0,6% del Pil) di cui 3,2 miliardi, 1,6 ciascuno, per gli aiuti a Irlanda e Portogallo erogati tramite il Fondo salva Stati europeo (Efsf-European Financial Stability Facility) ed il resto, 6,1 miliardi di prestiti diretti alla Grecia.

Nel 2012 il governo stima di concedere finanziamenti complessivi in favore di Grecia, Irlanda e Portogallo per 29,5 miliardi che saranno sempre erogati dall’Efsf. In aggiunta vanno conteggiati i versamenti per la sottoscrizione della quota italiana al capitale dell’Esm, (l’European Stability Mechanism), il meccanismo permanente destinato a sostituire il vecchio Fondo salva Stati. Circa 5,6 miliardi da versare in due rate.

C’è poi da preventivare se i 100 miliardi di aiuti alle banche spagnole richiederanno un nuovo intervento, appesantendo così il conto dell’Italia.

Ad ogni modo il conto è già salato così: 48,2 miliardi di euro di esborsi entro il 2012 senza contare quindi le altre tre rate di versamenti pro-quota del capitale dell’Esm entro la metà del 2014.

Quanto alle banche italiane, le incognite sui debiti sovrani possono coinvolgerle, ma sono nel complesso più solide delle spagnole e Bankitalia afferma che rispetteranno gli impegni di ricapitalizzazione chiesti entro giugno dall’Eba, l’autorità europea di vigilanza.