Electrolux, il piano aziendale: stipendi dimezzati, ore ridotte, stop festivi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Gennaio 2014 - 19:06| Aggiornato il 6 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Electrolux, il piano aziendale: stipendi dimezzati, ore ridotte, stop festivi

Electrolux, il piano aziendale: stipendi dimezzati, ore ridotte, stop festivi (LaPresse)

MESTRE, 27 GEN – Ecco il piano aziendale della Electrolux per i quattro stabilimenti italiani, secondo fonti sindacali, una cura da cavallo già ribattezzata “piano Polonia”: stipendi quasi dimezzati, con un drastico taglio che porterebbe i salari da 1.400 euro al mese a circa 700-800 euro. Inoltre: taglio dell’80% dei 2.700 euro di premio aziendali, riduzione delle ore lavorate a 6, blocco dei pagamenti delle festività, riduzione di pause, permessi sindacali (-50%) e stop agli scatti di anzianità.

Per far sopravvivere gli stabilimenti di Susegana, Porcia, Solaro e Forlì, secondo quanto si apprende dai sindacati impegnati nella riunione a Mestre, il gruppo svedese ha lavorato ad una proposta che punta a ridurre gli attuali 24 euro di costo orario di 3-5 euro medi, così da ridurre il gap con il costo del lavoro in Polonia, dove gli operai di Electrolux percepiscono 7 euro l’ora.

Stando sempre a fonti sindacali, se il piano non dovesse essere accettato verrebbero bloccati gli investimenti che il gruppo avrebbe intenzione di fare in Italia. Per discutere la proposta sono state già convocate per domani assemblee dei lavoratori, ma contestualmente si profilerebbe anche uno sciopero delle maestranze.

Per lo stabilimento Electrolux di Porcia (Pordenone) non c’è piano industriale, dicono le fonti sindacali, dopo l’incontro tra delegati e rappresentanti del gruppo per l’Italia che hanno presentato la loro proposta sui quattro stabilimenti italiani. Di fatto, il costo di produzione delle lavatrici sommato al costo orario del lavoro complessivo, riferiscono, sarebbero tali da non permettere per Porcia una progettazione.

Electrolux, nel piano presentato oggi, prevede, sempre secondo fonti sindacali, a fronte degli attuali 24 euro l’ora per lavoratore, di tagliare 3,20 euro a Solaro, 3 euro a Forlì e 5,20 euro a Susegana. Per Porcia il taglio sarebbe stimato in 7,50 euro l’ora ma il costo del prodotto finito, la lavatrice, graverebbe di 30 euro a pezzo mandando fuori mercato la produzione. Secondo le fonti sindacali, Electrolux sarebbe costretta a tagliare, oltre Porcia, anche lo stabilimento in Polonia vittime entrambi della concorrenza asiatica di Samsung e Lg. Per gli altri siti produttivi italiani, qualora il piano fosse comunque approvato dai sindacati, si prevedono investimenti per 28 milioni di euro a Forlì, 40 milioni a Solaro e 22 a Susegana.

Il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato difende la Electrolux: “Il problema è che i prodotti italiani in tutto il campo dell’elettrodomestico sono di notevole qualità ma risentono di costi produttivi superiori a quelli dei nostri concorrenti. Sentiamo che proposta emerge”, ha aggiunto, rimarcando l’impegno” a “dare una mano a un comparto strategico per la nostra industria”.Il problema di “come riuscire ad affermare la nostra produzione – siamo il terzo produttore mondiale e il terzo esportatore mondiale nel campo dell’elettrodomestico – riguarda sia la collocazione della gamma con cui andiamo all’estero, che deve essere nell’area di massima competitività, e anche il problema di come ridurre alcuni costi di produzione, tra cui c’è il tema del costo del lavoro”, ha spiegato Zanonato.

“Ora andremo a parlare della nostra vicenda che è paradigmatica per l’intero Paese con il premier Enrico Letta”: è il coro unanime dei sindacalisti – si parla di assemblee e sciopero per domani. “Abbiamo atteso invano un confronto con il ministro per lo Sviluppo Flavio Zanonato che non c’è mai stato – hanno detto i delegati e le Rsu – ora andiamo direttamente da Letta perché Electrolux per sbarcare in Italia ha usato soldi degli italiani ed ora per guardare ad Est utilizza fondi Ue che in parte sono sempre nostri”. Il clima dell’incontro è stato teso ma accettabile finché si è parlato di Solaro, Forlì e Susegana (dove si fanno frigoriferi e piani cottura) dove si prospetta il taglio del costo del lavoro. Poi si è parlato della friulana Porcia (lavatrici), per la quale Electrolux ha prospettato l’impossibilità di produrre per un costo eccessivo di 30 euro a pezzo. A quel punto, i sindacati hanno prospettato lo spettro dell’impossibilità “di far sopravvivere lo stabilimento”, senza però mai usare il termine chiusura.

Una possibilità che la Electrolux non smentisce quando, per voce del responsabile della contrattazione aziendale Marco Mondini, spiega che la decisione sul futuro di Porcia “è attesa non oltre la fine di aprile”. precisando che al momento “il risultato dell’analisi su come garantire competitività sostenibile nella fabbrica di Porcia e generare le migliori condizioni per attrarre i futuri investimenti ora è insufficiente”.

“Quello che temevamo è successo. Electrolux ha presentato un piano che è sostanzialmente irricevibile ed impedisce alla parte sindacale di proseguire il confronto con l’azienda”. Lo afferma Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, commentando l’esito dell’incontro dei sindacati con i rappresentanti del colosso svedese a Mestre. “E’ inutile – prosegue – rivolgere al gruppo dirigente della multinazionale svedese dell’elettrodomestico altre valutazioni. Da tempo denunciavamo il rischio di desertificazioni industriali e le proposte di riorganizzazione ascoltate oggi a Mestre inducono il Paese a rischiare tale disastro se il governo non riesce ad avanzare un piano organico di azioni mirate per tutelare il settore manifatturiero”. “Per quanto ci riguarda – afferma ancora Palombella – questo è il tempo della lotta dura e ad oltranza. Il governo, se c’è, almeno si faccia sentire”. “Le percentuali di crescita del Pil attuali, sotto l’1%, e quelle vagheggiate per l’anno a venire, fino al 2% – conclude il segretario Uilm -, non sono sufficienti a garantire la ripresa economica in Italia. Il settore elettrodomestico è la cartina di tornasole di questa amara realtà; la vertenza Electrolux con queste premesse rappresenta il ‘canto del cigno’ di quel che doveva essere e non è stato”.