Entro il 2036 casse previdenziali dei professionisti in rosso

Pubblicato il 19 Novembre 2009 - 14:33 OLTRE 6 MESI FA

Albero Brambilla è il presidente del Nucleo di valutazione sulla spe­sa previdenziale, la commissio­ne di esperti del ministero del Welfare che vigila sugli equilibri del siste­ma.  Da qualche mese è stata resa nota la situazione del­le casse previdenziali dei professionisti che, in base alla legge, devono garantire bilanci tren­tennali (2006-2036) stabili e una solidità patrimoniale per i prossimi 50 anni.

Dalle elaborazioni del nucleo sui bi­lanci redatti da tutte le casse è emerso che otto enti avranno i conti prima del 2036. Ecco qui di seguito l’ente e l’anno in cui il bilancio non sarà più sostenibile:

La cassa forense (avvocati) 2035;

l’Inarcassa (ingegneri e archi­tetti) 2032;

la Cnpr (ragionieri e pe­riti commerciali)  2032;

l’Enasarco (agenti di commer­cio) 2030;

l’Enpacl (consu­lenti del lavoro)  2020;

l’Enpav (veterinari) 2025;

l’Inpgi (giornalisti) 2026;

l’Enpam (medici) dal 2027 al 2028, a seconda delle diverse gestio­ni.

Sono 7 invece quelli che vedranno il proprio patrimonio annullato prima che pas­si il cinquantennio, fra gli anni 2030 e 2054 secondo i casi. Questi sono la cassa forense, il Cipag (geometri), l’Inar­cassa, l’Enasarco, l’Enpacl, l’Enpam e Enpav.

Per Brambilla poi bisogna intervenire per essere sicuri che anche i professionisti che cominciano a lavorare oggi ab­biano garantita la pensione. Per questo motivo il presidente del Nucleo di valutazione sulla spe­sa previdenziale sottoli­nea con favore il fatto che alcune casse abbiano già varato riforme «che allun­gheranno di molto la durata del patrimonio». A quella dei consulenti del lavoro che ave­va già ottenuto l’approvazione dei ministeri vigilanti infatti, si sono aggiunte quelle dell’Inarcassa e della cassa forense che hanno ottenuto il via libe­ra.

Il prossimo passo, spiega Brambilla, sarà la circolare per la redazione dei nuovi bilanci trentennali e cin­quantennali, «che emaneremo entro dicembre». Questi bilan­ci terranno conto delle riforme intervenute e quindi per diver­se casse la situazione dovrebbe tornare in zona sicurezza. Dove invece i parametri di legge non fossero ancora rispettati biso­gnerà intervenire, ma per uscire dal guado bisognerà «aumentare le ali­quote contributive che «oggi sono intorno al 10% mentre la media europea è del 20-22%. Gradual­mente, quindi, bisognerà alzar­le, altrimenti non si potranno pagare pensioni dignitose».

Bisognerà anche incrementare le annualità per la base di calcolo della pensio­ne: «Non si possono più consi­derare gli ultimi 10-15 anni di retribuzione, bisogna andare verso l’intero periodo lavorati­vo », secondo un meccanismo che quindi si avvicina al contri­butivo, un sistema al quale so­no già passate le casse dei com­mercialisti e dei ragionieri. e rivedere i coefficienti di calco­lo per considerare l’allunga­mento della vita media.

Brambilla incontrerà i vertici delle casse di più recen­te istituzione, quelle per le qua­li, in prospettiva, il problema non è l’equilibrio di bilancio, ma assicurare delle «pensioni adeguate» ai propri iscritti. Si tratta di Eppi (periti industria­li), Enpab (biologi), Enpap (psi­cologi), Enpapi (infermieri), Enpaia (periti agrari e agrotec­nici).

L’esperienza delle casse privatizzate è stata «positiva» secondo il presidente del Nu­cleo, ma ora è venuto il mo­mento di una messa a punto: non sono più sostenibili contri­buti bassi e alti rendimenti. La legge poi, prevede la possibilità di accorpare più enti se questi risultano mal gestiti dal punto di vista economico. Ogni cassa ha infatti una propria burocrazia e le sue proprie spese di gestione che molte volte risultano eccessive.