Equitalia e Padoan “avvisano” Corte Costituzionale su blocco stipendi e aggio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Maggio 2015 - 14:25| Aggiornato il 27 Maggio 2015 OLTRE 6 MESI FA
Padoan e Equitalia "avvisano" Corte Costituzionale su blocco stipendi e aggio

Padoan e Equitalia “avvisano” Corte Costituzionale su blocco stipendi e aggio

ROMA – Padoan e Equitalia mettono in guardia Corte Costituzionale su blocco stipendi e aggio. Se i giudici della Corte Costituzionale dovessero stabilire, come per le pensioni, che il blocco delle rivalutazioni dei salari dei dipendenti pubblici deciso dal governo Monti fu illegittimo e che l’aggio all’8%sulle riscossioni esercitato da Equitalia è eccessivo, si profilerebbe per i conti pubblici un rischio restituzione da 17 miliardi. Contando anche il ricorso, sempre all’esame dei giudici del Palazzo della Consulta, contro il contributo di solidarietà sulle pensioni sopra i 90mila euro (ballano alcune centinaia di milioni di eventuali rimborsi).

Rispetto alla doccia gelata sulle mancate rivalutazioni, ministro dell’Economia e Equitalia (a totale capitale pubblico) giocano però d’anticipo, mostrando ai giudici il quantum dell’impatto sui conti pubblici. L’agenzia nazionale di riscossione (in particolare Equitalia Nord) ha stimato in 2,5 miliardi il buco eventuale. I suoi avvocati, poi, hanno voluto ricordare alla Corte che qualora fosse anche illegittimo quell’aggio all’8% la sentenza non potrà avere valore retroattivo: c’è un precedente, la sentenza sulla Robin Tax con cui i giudici hanno negato effetti retroattivi ai rimborsi. Liana Milella su Repubblica spiega il punto.

Quando ancora la polemica sui dati delle pensioni non è ancora esplosa, e né il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, né il presidente delle Consulta Alessandro Criscuolo si sono sfidati a fioretto sulla questione, Equitalia invece si copre le spalle. Intuisce che un’eventuale decisione della Consulta favorevole ai ricorrenti avrebbe effetti «devastanti» su suoi conti e cerca di correre ai ripari. Può farlo perché, contro i ricorsi, si è ufficialmente costituita in giudizio. Quindi può argomentare direttamente con la Consulta. Cosa che invece il Mef non avrebbe potuto fare visto che il suo “avvocato” era l’Avvocatura dello Stato, alla quale però non risulta che il Mef abbia inviato documentazione sugli effetti “devastanti” del buco sulle pensioni. (Liana Milella, La Repubblica).

Padoan, dunque, non può argomentare davanti alla Corte: per questo manda avvisi. Secondo Marco Palombi del Fatto Quotidiano, Padoan avrebbe fatto sua, a proposito di  avvisi, la lezione di Michael Corleone ne Il Padrino.

Pier Carlo Padoan poi, da buon italiano che ha vissuto negli Usa, sembra aver introiettatola lezione del Padrino Michael  Corleone: “Connie,se ti sposi questo, mi dai un dispiacere”. Poche parole anodine e la sorella del capofamiglia, per quanto sciroccata, capisce che non è aria: niente nozze col playboy in cerca di soldi. Ecco, il ministro dell’Economia è “perplesso”per la sentenza della Consulta che ha bocciato il blocco delle pensioni per gli anni 2012 e 2013. La Corte, si dispiace il ministro, non ha valutato gli effetti economici della sua decisione: “Auspico che in futuro l’interazione con governo e Avvocatura sia più fruttuosa”.                         Tradotto: vabbè, vi siete scapricciati, ma adesso basta. Il futuro, d’altronde, è adesso: tra un mese la Corte decide sul blocco degli stipendi statali, che aveva avallato per un “periodo limitato”e dura da sei anni. Vale 12miliardi. (Marco Palombi, Il Fatto Quotidiano).

Non sembra però che il Presidente della Corte Costituzionale Alessandro Criuscolo si faccia intimidire e sul punto – i dati economici debbono influenzare la decisione giuridica? – restituisce il colpo a Padoan. Sempre Liana Milella lo ha intervistato.

Le cifre fornite dal Mef dopo la sentenza parlano di un impatto intorno ai 18-19 miliardi di euro. Se la Corte avesse avuto tra le mani questo dato la decisione sarebbe cambiata o sarebbe stata la stessa?
«Questo è difficile dirlo, perché dipende dalla natura dei dati forniti. Ma certamente si porrebbe un grave problema relativo al condizionamento dell’attività della Corte che dovrebbe rimanere in attesa dell’acquisizione di questi elementi di convincimento. Mi spiego in modo da farmi capire anche da chi non è un tecnico: la Corte, in una situazione del genere, si metterebbe nelle condizioni di dover decidere condizionata da un elemento esterno proveniente da una delle parti».
Quindi la decisione della Corte, in questo caso, non sarebbe più al di sopra delle parti ma sarebbe di parte? «Al di là delle intenzioni dell’amministrazione si potrebbe verificare una situazione del genere ». (Liana Milella, La Repubblica).