Pensioni: un lavoratore su due si illude sul suo assegno futuro

Pubblicato il 31 Maggio 2013 - 11:43 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni "miserabili", un su due non lo sa cosa lo aspetta

Pensioni: un lavoratore su due si illude sul suo assegno futuro

ROMA – Pensioni: un lavoratore su due non sa quanto prenderà di pensione, anzi, si illude che il suo assegno sarà ben più consistente di quanto la realtà invece gli sta già preparando. Solo il 49% dei lavoratori con non più di 17 anni di versamenti sa che la pensione futura sarà calcolata con il contributivo puro.

Solo il 29% dei lavoratori con versamenti compresi tra i 18 e i 33 anni sa che i loro assegni saranno calcolati con un sistema misto a prevalenza contributiva. Cresce, invece, una consapevolezza di vulnerabilità del sistema previdenziale: tra il 2006 e il 2012 aumenta del 20% il numero di lavoratori che considera “non sicuro” sia il sistema pensionistico obbligatorio pubblico sia quello complementare, e il calo della fiducia (effetto della lunga crisi finanziaria) è più marcato per il secondo pilastro.

I risultati del Mefop, purtroppo non sorprendenti, sono comunque allarmanti. Mefop, la società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione, fa ovviamente il suo lavoro quando sonda la soglia d’attenzione verso la previdenza complementare, ma è un fatto che la crisi ha costretto un italiano su cinque a sospendere la contribuzione per la previdenza complementare.

Circostanza ancor più drammatica se se si guarda alle aspettative ragionevoli per una pensione congrua e dignitosa (oltre alle penalizzazioni attuali, degli esodati di oggi). La fuga dai fondi pensione si aggiunge alla mancata consapevolezza sul futuro pensionistico. Un futuro nel quale si può già prevedere con buona approssimazione che l’assegno delle pensioni di donne e precari sarà più leggero del 15%. Chi si ferma è perduto è lo slogan che accompagna la riforma del sistema pensionistico: la verità nascosta, denunciata anche dalla Corte dei Conti, è che la precarietà è un “fattore critico” tale da pregiudicare la possibilità di pensioni adeguate e dignitose.

Le crescenti forme di precarietà nei posti e nelle retribuzioni non solo peseranno negativamente sulle pensioni future, cioè sulle prestazioni e la consistenza degli assegni, ma anche “sulla sostenibilità sociale dell’intero sistema”. (Corte dei Conti)

Perché, è chiaro, se diminuisce la platea di contribuenti o pesa meno, questo incide sul sistema pensionistico che si finanzia con i contributi dei lavoratori. se un giovane lavoratore ha tre stop lavorativi da un anno l’uno nel primo decennio lavorativo (5 anni per la maternità di una donna) la decurtazione sull’assegno pensionistico sarà davvero pesante. L’unica strada per avere una pensione decente è di allungare di molto la vita lavorativa. O iniziare a pensare a una forma di previdenza complementare. Ma è necessario saperlo in anticipo: scopriamo oggi che pochi sono al corrente della fosca previsione di uno che se ne intende, Giuliano Amato: “Pensioni miserabili, i giovani di oggi dormiranno nelle auto”.