Esodati, vendetta contro Elsa Fornero: denunciata per “mobbing sociale”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Luglio 2013 - 19:25 OLTRE 6 MESI FA
Esodati, vendetta contro Elsa Fornero: denunciata per "mobbing sociale"

Esodati, vendetta contro Elsa Fornero: denunciata per “mobbing sociale” (LaPresse)

ROMA – La vendetta degli esodati contro l’ex ministro del Welfare Elsa Fornero: un avamposto di 191 dei 184.500 non salvaguardati dalla riforma delle pensioni ha denunciato la Fornero per “mobbing sociale”, “danno morale da sofferenza e patema d’animo”. Ne ha dato notizia il sito L’Infiltrato.it. La denuncia è lo strumento giuridico efficace in Italia, dove le class action non funzionano come in America.

Ricapitoliamo. La riforma delle pensioni della Fornero, ministro del governo Monti, introdotta a dicembre 2011, ha prodotto 314.756 “esodati”, secondo i dati della ragioneria dello Stato. “L’esodo” è quel periodo – passato in un “deserto” senza stipendio e senza pensione – in cui i lavoratori che avevano preso accordi con le aziende per andarsene in pensione prima non ricevono più la busta paga ma non ricevono – grazie alla riforma Fornero – ancora la pensione.

Tramite successive correzioni alla riforma, 130.000 dei 314.756 esodati sono stati salvaguardati, 184.500 sono rimasti nella terra di nessuno. Anche se, del primo scaglione di 65 mila “salvaguardati” ancora solo 11 mila hanno ricevuto la pensione.

Cosa hanno fatto allora gli esodati? Lo spiega Viviana Pizzi su L’Infiltrato.it:

“Centonovantuno sono gli esodati coraggiosi che hanno partecipato attivamente alla denuncia. Altri 73 invece sono starti soltanto sostenitori. Hanno firmato l’atto di citazione del risarcimento del danno morale da sofferenza e patema d’animo seguito dallo studio legale Alleva di Bologna.

Sei mesi ci sono voluti per il raccoglimento del materiale che verrà man mano allegato nel procedimento civile durante le varie fasi.

Sono i comitati a spiegarci il perché del patema d’animo: “Il procedimento chiede il risarcimento del danno morale causato dalla gestione negligente, imperita ed assolutamente dilettantesca di questa riforma, che ha procurato un continuo allarme sociale e psicologico nei soggetti interessati dai provvedimenti in esame, mediante uno stillicidio di dichiarazioni e controdichiarazioni formali, ordini e contrordini, una vera e propria sequela di ‘docce gelate’ ininterrotta durata mesi e mesi e fatta di promesse (poi mancate) che, nel loro insieme, hanno letteralmente demolito la tenuta nervosa degli attori. Vi sono state, addirittura, in questa triste vicenda della politica italiana, le finali pubbliche ammissioni di un ministro del lavoro che ha candidamente confessato di essersi sbagliato nel computo dei soggetti esodati”.