Per le famiglie miraggio mutuo: erano 500mila, saranno la metà

Pubblicato il 9 Febbraio 2012 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA

Lapresse

ROMA – Finora ogni anno in media erano 500 mila le famiglie italiane che chiedevano un mutuo. Stando alle proiezioni sui dati di gennaio, nel 2012 saranno solo 250 mila le famiglie che si presenteranno in banca a chiedere un finanziamento. Le prime stime parlano di una domanda a picco: -44% rispetto a gennaio 2011. Le cifre sono fornite dal Sistema di informazioni creditizie del Crif e si riferiscono alle richieste di mutui ipotecari da parte delle famiglie italiane. Il dato conferma il costante calo iniziato gradatamente ad inizio dell’anno scorso e culminato con il -46% di novembre e il -44% di dicembre. Questo fenomeno trova una spiegazione semplice nel rialzo dei tassi d’interesse medi applicati sui mutui, rialzo che ha portato gli interessi sopra il 4%, con il costo del denaro, il tasso ufficiale riconfermato dalla Bce, dell’uno per cento. Quindi: mutuo costoso, mutuo poco richiesto.

A nulla è servito in tal senso il doppio taglio dei tassi principali, deciso dalla Bce a novembre e a dicembre, e il conseguente calo dell’Euribor. Lo conferma l’ultima rilevazione di Bankitalia che registra anche come i prestiti del settore privato sono aumentati del 2,3% rispetto a dicembre 2010, in rallentamento rispetto al +3,5% registrato a novembre sui 12 mesi precedenti.

Il balzo dei tassi è il dato più evidente. Anche a dicembre il tasso medio dei mutui per l’acquisto di abitazioni, comprensivi di commissioni e spese accessorie (il cosiddetto Taeg) è salito al 4,26%, un salto significativo rispetto al 3,98% del mese di novembre e oltre un punto in più rispetto al Taeg del dicembre 2010.

Per i mutui superiori ai 5 anni il tasso medio è ancora più alto e passa per i mutui fra i 5 e i 10 anni da 4,16% di novembre a 4,70% di dicembre e da 4,60% a 4,77% per i mutui oltre i 10 anni. Si tratta di un tasso medio, comprensivo dei tassi a rata variabile e quelli a rata fissa. In rialzo anche i tassi di interesse sui crediti al consumo passati dal 9,07% di novembre al 9,11% di dicembre. In rialzo anche il tasso dei prestiti erogati nel mese alle imprese non finanziarie passati dal 3,86% di novembre al 4,18% di dicembre.

Di contro – rileva Bankitalia – sono diminuiti i prestiti alle famiglie che, sempre a dicembre, hanno registrato un rallentamento segnando un +3,4%, in calo rispetto al +3,9% di novembre. Ancora più pesante il rallentamento del prestito alle imprese che ha segnato a dicembre un +2,6% a fronte di un +4,4% di novembre.

Il credit crunch di dicembre dimostra tutta la sua criticità se lo si paragona agli incrementi dei prestiti alle imprese nel mese di ottobre (+5,3%) o giugno (+5,2%) 2011 ed evidenzia come la crisi dei debiti sovrani, che ha vissuto i suoi momenti peggiori proprio fra novembre e dicembre 2011, si sia effettivamente riversata sul flusso di liquidità messa a disposizione dalle banche al settore produttivo e quindi alle famiglie.

Per chi, invece, non è costretto a prendere prestiti dalle banche e anzi ha dei risparmi, Bankitalia segnala un aumento dei tassi di interesse dei nuovi depositi con scadenza prestabilita saliti dal 2,62% al 2,88%. Migliora lievemente, ma resta sempre in negativo, l’andamento dei depositi privati che a dicembre è stato pari a -0,5% (-0,7% a novembre).

Buone notizie invece per la raccolta obbligazionaria degli istituti di credito che inizia a beneficiare dell’ombrello statale messo a punto dalla manovra ”Salva-Italia” a copertura delle passività bancarie di nuova emissione.

A dicembre il tasso di crescita sui dodici mesi della raccolta obbligazionaria è passato al 12,8% dal 6,5 per cento del mese precedente. Bankitalia sottoline che il forte incremento è dovuto anche all’ effetto ”delle emissioni obbligazionarie con garanzia statale emesse ai sensi del Decreto Legge 201/2011”.

Ancora più significativo significativo il tasso di crescita delle obbligazioni bancarie detenute in portafoglio da altre banche schizzato dal 19,1% di novembre al 43,0% di dicembre un segnale di ritorno alla fiducia reciproca fra istituti di credito.