Fabbrica Italia: accordo Marchionne-Agnelli per non toccare 20 miliardi liquidi?

Pubblicato il 20 Settembre 2012 - 13:01 OLTRE 6 MESI FA
L’ad Fiat Sergio Marchionne

ROMA – A proposito del progetto Fabbrica Italia: tra Marchionne e Elkann ci sarebbe un patto per non toccare i 20 miliardi di liquidità del gruppo Fiat, gli stessi soldi che erano stati promessi quali investimenti in Italia e al momento congelati. Lo sostiene Salvatore Tropea su La Repubblica di oggi (20 settembre) dando conto del convincimento sussurrato ma ben udibile di banchieri e analisti. La questione riguarda le obbligazioni Fiat in scadenza e il controllo del gruppo.

L’emissione massiccia di bond deve essere coperta: il 30 giugno scorso Fiat spa aveva collocato bond per 13 miliardi di euro (più 600 milioni a luglio con alti rendimenti addirittura al 7,75%). La copertura è inevitabile non essendo rifinanziabili: quindi o lo si fa utilizzando la liquidità in cassa, o si attinge alle quote di capitale. In quest’ultimo caso, potrebbe essere messa a rischio il controllo del gruppo dal parte della famiglia Agnelli. La circostanza, se confermata, aggiunge perplessità sulle strategie di Marchionne, non solo in ordine all’archiviazione del progetto Fabbrica Italia.

Altri interrogativi circolano nel mondo finanziario. Intanto sulla possibilità che ulteriori investimenti siano finanziabili solo con i profitti delle vendite in Brasile e Stati Uniti. Dal primo paese si possono utilizzare parte dei 473 milioni di risultato operativo. A Detroit, prima di poter attingere al miliardo e mezzo di Chrysler bisognerà distribuire i dividenti, salire sul controllo all’80% avendo prima liquidato il 48,3% in mano al fondo del sindacato Uaw.  In secondo luogo, retrospettivamente, come mai Marchionne non ha usato questa disponibilità  per realizzare nuovi modelli?

Marchionne dice che investire in nuovi modelli quando non si vendono, causa recessione, è come buttarli dalla finestra, i modelli invecchiano e alla ripresa dell’economia non serviranno più, accumulandosi nei magazzini e aggravando le perdite. Ma, gli obiettano i critici, intanto ha accumulato un ritardo insostenibile nel presidio di quote decisive di mercato.