Fiat, Marchionne: “Per Pomigliano è possibile la disdetta del contratto”

Pubblicato il 28 Luglio 2010 - 11:16 OLTRE 6 MESI FA

Sergio Marchionne

La produzione della monovolume ‘L0′ in Serbia ”non toglie prospettive a Mirafiori”. A dirlo, secondo quanto riferiscono fonti partecipanti al tavolo sulle prospettive del gruppo Fiat con sindacati e governo, e’ stato l’ad Sergio Marchionne, secondo il quale ”esistono alternative per garantire i volumi di produzione” nella fabbrica torinese di Mirafiori.

“Le nostre non sono minacce, ma non siamo disposti a mettere a rischio la sopravvivenza dell’azienda”, continua Sergio Marchionne. ”Dobbiamo decidere se avere un settore auto forte in Italia – ha detto – o consegnarlo ai competitori esteri”.

”Ci sono solo due parole che al punto in cui siamo richiedono di essere pronunciate una è sì, l’altra è no. Sì vuol dire modernizzare la rete produttiva italiana, no vuol dire lasciare le cose come stanno, accettando che il sistema industriale continui ad essere inefficiente e inadeguato a produrre utile e quindi a conservare o aumentare i posti di lavoro”.

“Se si tratta solo di pretesti per lasciare le cose come stanno -continua Marchionne- è bene che ognuno si assuma la propria responsabilità sapendo che il progetto ‘fabbrica Italia’ non può andare avanti e che tutti i piani e gli investimenti per l’Italia verranno ridimensionati'”.

L’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ha confermato inoltre il piano ‘Fabbrica Italia’, ”unica azienda – ha detto – ad investire 20 miliardi nel Paese. Ma – ha aggiunto – dobbiamo avere garanzie che gli stabilimenti possano funzionare”.

La nascita di Fabbrica Italia Pomigliano consentirebbe in prospettiva alla Fiat di riassumere con un nuovo contratto, i 5 mila lavoratori attuali dello stabilimento campano. Il Lingotto sarebbe infatti intenzionato a disdire l’attuale contratto dei metalmeccanici di Confindustria che rimarrebbe comunque in vigore fino alla naturale scadenza del 31 dicembre 2012. la conferma di questa intenzione arriva direttamente da Marchionne: “Si parla molto della possibilità della Fiat decida disdetta dalla Confindustria e quindi dal contratto dei metalmeccanici alla sua scadenza. Se necessario siamo disposti anche seguire questa strada, ma non abbiamo nessun preconcetto”.

”Per noi – ha aggiunto – la cosa importante è raggiungere il risultato e avere la certezza di gestire gli impianti. Produrre a singhiozzo, con livelli ingiustificati di assenteismo, o vedere le linee bloccato per giorni interi e’ un rischio che non possiamo accollarci”.

L’ipotesi di un’uscita di Fiat da Federmeccanica-Confindustria preoccupa in modo particolare Viale dell’Astronomia che proprio ieri, secondo quanto anticipato dalla Stampa, ha precisato che ”ancora non c’è nessuna comunicazione da parte di Fiat” in merito a tale indiscrezione. ”Le parti – hanno aggiunto le stesse fonti – stanno lavorando a una soluzione che permetta di realizzare il progetto newco consentendo nello stesso tempo a Fiat di restare in Federmeccanica e quindi in Confindustria”.

Dal momento quindi che un associato per essere iscritto deve rispettare il contratto nazionale di lavoro, i pool di avvocati di Fiat e Confindustria starebbero lavorando ad alcune modifiche allo statuto dell’associazione stessa. Per evitare lo strappo, scrive il Corriere, dopo lo spiazzamento iniziale Marcegaglia avrebbe individuato una soluzione. La newco senza bisogno di disdette darebbe possibile: basterebbe, sembra, ricorrere alle deroghe previste dal contratto già firmato da Cisl, Uil, Ugl.

La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, sono d’accordo per lavorare insieme ad una soluzione che permetta di recepire le richieste del Lingotto sul fronte contrattuale senza che lasci Confindustria e Federmeccanica. Lo hanno indicato garantendo ”un impegno comune” a trovare una soluzioni ”in tempi brevi”.

Fiat garantisce l’impegno a cercare una soluzione sul progetto industriale in Italia ”anche nell’interesse del Paese”. Ma, indica l’Ad Sergio Marchionne, se una soluzione non si dovesse trovare ”resta un piano B”. ”E’ un impegno comune, cerchiamo di trovare una soluzione anche con Emma”, dice l’ad di Fiat riferendosi alla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. L’impegno del numero uno di Fiat e’ quello di cercare una soluzione, sul progetto industriale per l’Italia, che sia valida ”anche per il bene del Paese. Se poi non ci arriviamo – precisa – c’e’ sempre un piano B. Ma per il momento parliamo del piano A che e’ piu’ importante”.

Marchionne garantisce la disponibilita’ ”a fare quello che e’ necessario per mandare avanti il piano Fabbrica Italia. Io e Emma – aggiunge – siamo convinti di poter trovare una soluzione nel contesto di Confindustria per portarlo avanti, cerchiamo di finalizzarlo e portarlo a casa, l’impegno e’ questo”. Marchionne ha precisato, parlando a margine di un intervento alla conferenza degli ambasciatori presso la Farnesina, dove ha avuto anche un incontro riservato con Emma Marcegaglia, che parlando dell’impegno a trovare una soluzione e del rischio che se non si trovi si passi ad un piano B si riferiva complessivamente ai progetti industriali per l’auto del gruppo Fiat nel nostro Paese”.

”Parliamo onestamente: i diritti sono legati prima di tutto ai doveri. Prima i doveri, poi arrivano i diritti”. Cosi’ Marchionne, ha risposto a chi gli ha chiesto se i piani del Lingotto comportano il rischio di una restrizione dei diritti dei lavoratori. ”Qui abbiamo scambiato il discorso – dice -: vogliamo solo i diritti e dei doveri non ce ne ricordiamo mai. Anche da un punto di vista etico e morale, credo che l’ordine sia importante. Io non mi aspetto niente quando mi sveglio la mattina”. A margine dell’incontro con la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, in una sala della Farnesina, Marchionne ha quindi sottolineato: ”vogliamo governare gli stabilimenti, questa non e’ una cosa oscena. Qui in Italia sembra che stiamo parlando della luna. Dobbiamo gestire un’azienda – ha proseguito Marchionne – e non possiamo farlo un giorno si’ e un giorno no, a singhiozzo, oggi con l’80% della gente e il 20% il giorno dopo”. L’ad di Fiat sottolinea ancora: ”non e’ un hobby, io faccio vetture, e le vetture si fanno al 100%, non in parte”.

”Dobbiamo assicurarci che ci sono le condizioni per cui quelli che non sono d’accordo non blocchino la maggioranza dei dipendenti della Fiat”. L’amministratore delegato del Lingotto parlando del rapporto con i sindacati sottolinea il rischio che il confronto diventi ”un esercizio totalmente anarchico in cui non si puo’ governare niente”. Nel complesso, sottolinea pero’ Marchionne, il fronte sindacale appoggia ”totalmente” i pieni del Lingotto. Perche’ ”c’e’ un gruppo di sindacati, la maggior parte, che si e’ allineata alla proposta della Fiat e ci sta aiutando”. Per Marchionne ”la democrazia e’ molto chiara: il 50% vuole qualcosa, il resto segua”. Lo ha detto a margine di un intervento alla conferenza degli ambasciatori alla Farnesina, dove ha anche avuto un incontro riservato con la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.