Fiat, “bacchettata” di Napolitano a Marchionne: “Serve più dialogo. Rivedere regole sulla rappresentanza”

Pubblicato il 4 Gennaio 2011 - 12:50 OLTRE 6 MESI FA

“Dialogate”. E’ questa l’esortazione rivolta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Fiat e Fiom a proposito della vicenda di Mirafiori. Parlando da Napoli, dove è andato per una visita privata, il Capo dello Stato spiega:  ”Mi auguro che sulle relazioni industriali, oggetto di contenzioso alla Fiat, si trovi un modulo più costruttivo di discorso”. Quindi Napolitano invita anche a ripensare le norme sulla rappresentanza sindacale.

L’invito a discutere di Napolitano arriva il giorno dopo le dichiarazioni con cui l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne ha ribadito la linea dura su Mirafiori. “Se al referendum vince il no – aveva detto Marchionne parlando dalla Borsa di Milano – Fiat non investirà un euro”.  Linea, questa, che lascia evidentemente perplesso Napolitano. Il presidente ha infatti  precisato: “Credo che nessuno possa negare che esista un problema di bassa produttività del lavoro. Ma non è una questione legata esclusivamente al rendimento lavorativo delle maestranze. È legata anche, prevalentemente, all’innovazione tecnologica e all’organizzazione del lavoro”.

”C’e’ un rapporto difficile, un confronto che è diventato molto duro – ha aggiunto il capo dello Stato – ne ho fatto appena un cenno nel mio messaggio del 31 dicembre, perche’ credo che nessuno possa negare che esiste un problema di bassa produttivita’ del lavoro. Però non è questione che sia legata esclusivamente al rendimento lavorativo delle maestranze. La produttivita’ del lavoro dipende in larga misura anche dall’innovazione tecnologica, dalle scelte di organizzazione del lavoro e quindi ci deve essere un confronto, si deve assumere questo obiettivo”.

”Tutte le parti in causa – ha auspicato Napolitano – devono riconoscere l’essenzialità di questo impegno e aumentare la produttività del lavoro ai fini della competitività internazionale della nostra economia. Poi il modo affrontare questo problema – ha concluso Napolitano – soprattutto il punto delle modifiche che ne possono derivare nelle relazioni industriali sono oggetto di contenzioso ed io mi auguro che si trovi un modulo più costruttivo di discorso”.

Napolitano ha poi definito ”un aspetto importante” l’affermazione del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo il quale ”nell’accordo del 1993 erano sanciti diritti che bisogna fare salvi”. Rispondendo alla domanda di una giornalista, che gli ha chiesto se i tempi della concertazione fossero ormai finiti, il capo dello Stato ha spiegato: ”Ho appena letto un intervento del ministro del Lavoro il quale dice che nell’accordo del ’93 erano sanciti diritti che bisogna fare salvi. Mi pare che questo sia un aspetto importante. Per quanto siano cambiate le cose e si possa vedere quanto dell’accordo del ’93 rimanga valido, però vi sono dei punti importanti che riguardano senza dubbio il diritto di rappresentanza, tutta una materia che ormai va affrontata”.

Quanto al dialogo però, neppure dalla Fiom arrivano segnali distensivi. Maurizio Landini, nella serata di ieri, ha ribadito che non ci sarà nessuna “firma tecnica” per garantire la rappresentanza nello stabilimento: “Gli accordi – ha detto – o si firmano o non si firmano. Non esiste nessuna firma tecnica”

Poco prima il capo dello Stato aveva nuovamente affrontato il problema delle prospettive dei giovani: “Ci attendono prove molto impegnative – ha detto ai giornalisti –  Occorre uno scatto, una mobilitazione. Bisogna soprattutto tenere aperte le linee di comunicazione con le generazioni più giovani, i cui problemi sono quelli del futuro dell’Italia”.