Studi di settore: un autonomo su 5 “non congruo”. Controlli in vista

Pubblicato il 23 Gennaio 2012 - 14:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Secondo gli studi di settore un contribuente su 5 (negozi, aziende, professionisti) non è “congruo”. Cioè, nel 2009, anno d’imposta sotto esame, il 20% dei quasi tre milioni e mezzo di contribuenti interessati, ha versato meno di quanto atteso dal Fisco. Non è certo una prova automatica di evasione fiscale, ma è chiaro che è in questa zona grigia che si concentreranno controlli e accertamenti. Ancor meno “congrue” rispetto alle attese degli studi di settore sono le dichiarazioni fornite dalle società di capitale, Spa e Srl: qui il livello di “compliance”, ovvero di fedeltà fiscale, è più basso visto che una società su tre non è in linea.

In tema di differenze, il bilancio redatto dagli studi di settore rivela che aziende e autonomi del Sud fanno più fatica a rispettare la “congruità”, non centrando gli obiettivi di ricavi fissati dal Fisco. Un motivo della crescita dei “non congrui” è che proprio nel 2009 si è aggravata la recessione: le correzioni previste potrebbero non esser bastate a colmare il gap tra il reddito “ricostruito” dal Fisco e quello effettivamente incassato. Dicevamo che la non congruità non è l’anticamera dell’evasione, ma solo il presupposto per maggiori controlli.

D’altra parte, anche il contrario, cioè la piena congruità, potrebbe nascondere una “maggiore capacità dei contribuenti di padroneggiare i vincoli imposti dallo strumento, senza che ciò si traduca in maggiore compliance”, mette in guardia la Corte dei Conti nel rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica. Insomma, gli studi disegnano un paesaggio contributivo ma i controlli occorre farli, congruo o non congruo che sia il contribuente. Il quinto di contribuenti non in linea, comunque, si aspetti una visita fiscale.