Presto le galline saranno “libere”: salirà il prezzo delle uova?

Pubblicato il 7 Novembre 2011 - 12:13 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Galline libere subito. La direttiva europea 74 del Consiglio europeo approvata nel 1999 era chiara, le galline ovaiole devono essere tolte dalle gabbie. Il termine ultimo che ha l’Italia e gli altri paesi dell’Unione europea per adattarsi è il 1 gennaio 2012. Le uova saranno di meno, costeranno di più, ma saranno più buone. La libertà delle galline per gli allevatori ha però un prezzo troppo alto e tra un’adeguamento degli impianti, che per un allevamento medio di 100 mila galline costa 2,5 milioni di euro, e una multa di 1500 euro gli allevatori sembrano preferire la seconda. Il rischio per l’Italia però è quello di vedere bloccata l’esportazione di uova. Questa la minaccia dei paesi Ue che alla direttiva europea si è adeguata da tempo. Solo in Italia ogni anno si consumano 12 miliardi di uova, una media di 220 a persona.

L’Italia ha avuto ben 12 anni per adeguare i propri impianti e l’Unione europea non sembra pronta ad aspettare altro tempo. Solo il 44,1 per cento degli allevamenti è a norma. Le galline “libere”, le cui uova sarebbero più buone, costano agli allevatori tra i 20 ed i 25 euro in più a gallina. Un investimento che sacrificherà la quantità in favore della qualità e che gli allevatori non sono pronti a fare. D’altronde perché spendere milioni di euro per adeguarsi, quando secondo l’articolo 7 del decreto legislativo 267 del 2003 l’ammenda per il mancato adeguamento è di “appena” 1500 euro? Per questo motivo Germania, Austria, Slovenia e Inghilterra, che hanno già messo in regola i loro allevamenti, chiedono ora che i ritardatari non abbiano proroghe e che alle uova non a norma sia impedita la commercializzazione.

Gian Luca Bagnara, assessore alle politiche agroalimentari della Provincia di Forlì,  ha detto: “Lo Stato italiano ha recepito la Direttiva del 1999 solo nel 2003 e l´ha trasformata in legge nel 2004. Ma nel due anni successivi c’è stata la crisi dell´influenza aviaria, che ha fatto crollare i prezzi. Poi nel 2008 è arrivata la crisi finanziaria e le banche non hanno più dato credito. Gli industriali italiani stanno discutendo un piano con il ministero dell’Agricoltura: si impegnano ad applicare la Direttiva entro 3 anni, ma debbono dimostrare di avere già iniziato i lavori per il benessere delle ovaiole. Chi non ha fatto e non fa nulla, deve chiudere. Speriamo che la proposta sia accolta”.

Luca Monaldi, della Fr. Monaldi spa, con 2,2 milioni di galline ovaiole sono in Italia, ha detto: “Proponiamo ai contadini che hanno capannoni vuoti di trasformarli in ricovero per le galline che potranno poi correre libere all’aperto. Entro il prossimo anno il 50% delle nostre galline vivrà così. Ma gli investimenti sono altissimi e la richiesta di Inghilterra e Germania di non concedere nessuna proroga rischia davvero di portarci al disastro – ed ha aggiunto -. Bisogna rivalutare l’uovo. Fa bene alla salute, due uova sono un pasto vero. Non si possono comprare, all’ingrosso, con pochi centesimi”.

Il blocco della commercializzazione e le sanzioni chieste dagli altri paesi europei rischiano di portare al fallimento l’industria delle uova in Italia. La libertà delle galline sarà pagata a caro prezzo dagli allevatori. La notizia probabilmente darà dolore al presidente della Rai Paolo Garimberti, il quale quando era in Russia aveva messo su la teoria dell’anticomunismo basandola sul fatto che le uova russe, più bianche e più fragili di quelle occidentali, fossero il simbolo della fragilità dell’Urss. Ora le uova italiane diverranno il simbolo della fragilità dell’Italia, che come l’industria delle uova è sull’orlo del fallimento.