Generali acquista 3% Intesa per evitare scalata. Ma ora è contendibile

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Gennaio 2017 - 12:53 OLTRE 6 MESI FA
Generali acquista 3% Intesa per evitare scalata. Ma ora è contendibile

Generali acquista 3% Intesa per evitare scalata. Ma ora è contendibile

ROMA – Generali acquista 3% Intesa per evitare scalata. Ma ora è contendibile. Il risiko è aperto e Generali fa la prima mossa per difendersi da una possibile scalata di Intesa Sanpaolo: acquisendo il diritto di voto sul 3,01% del capitale di Intesa fa scattare la regola delle partecipazioni incrociate (art.121 del Tuf) e impedisce che la banca possa superare quella stessa soglia, a meno di lanciare un’Opa.

Il Leone cerca di congelare i voti della prima banca italiana, in caso di ingresso nel capitale. Il Colosso di Trieste interessa ai francesi di Axa, ma Allianz e Ca’ de Sass (sede di Intesa) studiano un piano alternativo

Fuori da questa comunicazione ufficiale la linea resta quella del silenzio. Secondo quanto risulta all’ANSA però mercoledì 25 si riunirà un cda del Leone per ratificare l’uscita di Alberto Minali, Cfo e direttore generale della società.

Laici contro cattolici. Lo scontro in atto ripropone vecchie e mai esaurite guerre di potere fra finanza laica e cattolica, italiani e francesi: la posta in palio, come al solito, i soldi di Generali attorno a cui i soci forti, da Mediobanca a Caltagirone, non esitano a erigere muri fortificati. Su La Stampa Gianluca Paolucci ricorda i 500 miliardi di asset detenuti dal gruppo di Trieste e la battuta attribuita al finanziere francese Antoine Bernheim secondo cui Mediobanca è “il pappone di Generali”,a  riprova che il gruppo fa utili, chi ci mette le mani sopra ha potere.

Il fatto è che le Generali per anni hanno rappresentato proprio questo: soldi, mentre il potere era altrove. Mentre strategie e operazioni di sistema – con le relative contropartite – venivano decise altrove, a Trieste c’erano i soldi. Tanti e sicuri, ben gestiti, solidi, dai quali attingere nel momento del bisogno.

C’è da fare una operazione di sistema per «difendere» Telecom Italia? Le Generali ci sono. C’è da salvare Alitalia? Ci sono le Generali. C’è da comprare Btp per evitare drastiche oscillazioni dello spread? Chi meglio delle Generali. Ovvio che la prospettiva di perdere questo ben di dio faccia tremare più di un palazzo, a Milano come a Roma. (Giovanni Paolucci, La Stampa)

Lo strappo si è consumato venerdì scorso e tra i motivi dell’addio del manager ci sarebbero divergenze sulla governance con l’a.d Philippe Donnet. Su questi rumors e sull’ipotesi della discesa in campo dell’istituto guidato da Carlo Messina a far da barriera alle mire dei francesi di Axa, la Borsa ha speculato per tutta la seduta e il titolo ha guadagnato il 3,94% a 14,25 euro, dopo aver toccato un massimo a 14,68.

Consistenti gli scambi anche se, come gli acquisti, si sono affievoliti in corso di seduta: sono passate di mano 35 milioni di azioni, pari al 2,2% del capitale. Consob intanto avvia il monitoraggio sull’andamento del titolo, e per identificare gli operatori attivi sul titolo e per conto di chi questi operano, un’attività peraltro solita quando ci sono forti oscillazioni, ha già fatto partire diverse richieste di informativa.

 

Intesa Sanpaolo non scopre le carte, i rumors non chiariscono se un’eventuale operazione sia una risposta alla chiamata della politica in difesa dell’italianità o l’intenzione di crescere del gruppo, ma la partita sul risiko assicurativo è comunque aperta e la risposta forte dell’a.d Philippe Donnet (anche se il prestito titoli con cui ha acquisito i diritti di voto su 505 milioni di azioni di Intesa Sanpaolo non risulta essere un’operazione onerosa) incassa il sostegno di tutti i suoi azionisti, non solo Mediobanca ma anche Leonardo Del Vecchio e Francesco Caltagirone.