Il governo rivede al ribasso il Pil ma conferma il pareggio di bilancio

Pubblicato il 20 Settembre 2012 - 18:32 OLTRE 6 MESI FA
Vittorio Grilli (Foto Lapresse)

ROMA – L’uscita dal tunnel non sembra poi così vicina: il Governo ha rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita contenute nel Documento di economia e finanza dello scorso 18 aprile. Quest’anno il Prodotto interno lordo calerà del 2,4%, e nel 2013 diminuirà di un altro 0,2%.

Del resto era stato lo stesso presidente del Consiglio Mario Monti nei giorni scorsi ad ammettere di aver provocato la recessione con i provvedimenti del governo.

Nel comunicato del Consiglio dei Ministri è scritto che “a causa del peggioramento dello scenario internazionale, in particolare della zona euro, nel 2012 è prevista una contrazione del Pil del 2,4% e nel 2013 la crescita dovrebbe essere leggermente negativa. L’anno prossimo infatti, a causa dell’effetto di trascinamento del calo registrato nel corso del 2012, è previsto una contrazione dello 0,2%. Nel 2014-2015, invece, è prevista una crescita rispettivamente dell’1,1% e dell’1,3% grazie all’aumento della domanda interna ed esterna in virtù degli effetti positivi delle riforme strutturali per rilanciare l’economia”.

Per quanto riguarda il debito pubblico è prevista una riduzione dal 123,3% del 2012 al 122,3% nel 2013, 119,3% nel 2014 e 116,1% nel 2015, al netto dei sostegni già erogati o che verranno erogati ai Paesi dell’area dell’Euro. L’indebitamento netto per il 2012 e 2013 ammonta, rispettivamente, a -2,6% e -1,6%.

Il Governo ”conferma l’obiettivo del bilancio in pareggio in termini strutturali nel 2013, malgrado l’impatto di eventi naturali avversi – quali il terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna nel 2012 – e la presenza di un rallentamento dell’economia più significativo di quanto previsto nel Def”. Il rapporto deficit-Pil scenderà allo 0,9% nel 2012, per raggiungere il pareggio di bilancio strutturale nel 2013, come previsto in precedenza dal Governo. “Nel 2013, l’indebitamento è atteso attestarsi a +0,2%”.

Per far calare il debito il Governo conferma il programma di dismissione del patrimonio dello Stato, sia degli immobili che delle partecipazioni pubbliche i cui proventi, si stima, ammontano a circa 1 punto percentuale di Pil all’anno.

Il Governo si giustifica scrivendo che ”Il peggioramento del ciclo congiunturale generato dal riacutizzarsi delle tensioni sui mercato del debito sovrano, con il conseguente aumento dei tassi di interesse, e dal rallentamento della crescita globale, si riflette nell’evoluzione della finanza pubblica”. E’ quanto si legge nell’aggiornamento del Def di primavera.

Nel documento del Consiglio dei Ministri si sottolinea come “al mantenimento della stabilità finanziaria il Governo sta affiancando una forte azione di sostegno della crescita e della produttività fondata su alcuni pilastri: il miglioramento dei meccanismi del mercato del lavoro; le liberalizzazioni e altri interventi a favore della concorrenza; le semplificazioni e l’efficienza della Pa; la promozione della ricerca e dell’istruzione; nuovi meccanismi per accelerare la realizzazione delle infrastrutture; efficientamento della giustizia civile”.