Grecia fuori dall’euro: cosa succederebbe per il WSJournal. “Crac da mille mld”

Pubblicato il 15 Maggio 2012 - 17:07 OLTRE 6 MESI FA

euroNEW YORK – Cosa succede se la Grecia esce dall’euro? Se resta nell’euro i piani di austerity continueranno ad appesantire i greci per diversi anni ancora senza rialzarsi dalla fossa recessione. Se invece esce dalla moneta unica, stando ai conti del Wall Street Journal, dovrebbe sostenere mille miliardi di euro di costi sistemici, con evidenti conseguenze sugli altri Paesi europei.

Ecco le domande e le risposte pubblicate dal quotidiano economico americano:

Come la Grecia potrebbe uscire dall’euro?

Gli scenari sono due. Secondo il primo le autorità greche dovrebbero concordare una data con il resto dei Paesi dell’eurozona per la sua uscita e per l’introduzione di una nuova moneta (chiamiamola la nuova dracma). Da quella data tutti gli stipendi pubblici, contratti e pensioni sarebbero così pagati in dracme. I depositi bancari e i conti correnti verrebbero riconvertiti. Le autorità greche probabilmente deciderebbero di stabilire per i contratti nazionali un cambio uno a uno con l’euro, lasciando poi determinare il cambio al mercato monetario. Ci sarebbe una netta svalutazione, la nuova moneta perderebbe molto nei confronti delle altre valute. Un’altra ipotesi, meno probabile, è che la Grecia per lasciare l’euro sia costretta ad abbandonare l’Unione Europea.

La dracma potrebbe mai riprendersi?

Sì, ma ci vorrebbe del tempo. Bisognerebbe trovare di nuovo una chiave per rendere i prodotti e servizi greci ancora attraenti per i mercati internazionali. Che cosa accadrebbe poi dipenderebbe dal modo in cui i politici, le banche reagirebbero alla svalutazione. I due esempi più recenti, Argentina e Russia, hanno visto le loro valute ridursi del 60 – 70 per cento. I confronti sono difficili, non esiste un equivalente per la Grecia adesso.

La Banca centrale europea cosa farebbe?

La BCE probabilmente non sarebbe più in grado di prestare denaro alle banche greche. Ciò significherebbe uno stop per la liquidità al sistema greco. Senza euro disponibili, il governo dovrebbe distribuire un’altra valuta come mezzo di scambio.

L’euro circolerebbe ancora in Grecia?

Quasi certamente. La domanda dell’euro resterebbe alta, almeno finché la popolazione avrà chiara ll’idea del reale valore della nuova dracma. La Grecia potrebbe anche voler mantenere l’euro come moneta nelle transazioni ufficiali, come in Montenegro, dove è accettato anche se il Paese non è nell’eurozona. Le banche però non avrebbero diritto di prestito di euro da parte della BCE, e la Grecia perderebbe il suo ruolo nel consiglio direttivo della Bce.

Cosa succederebbe al debito?

Il debito si divide in due categorie: il denaro che il governo deve restituire ai suoi obbligazionisti e creditori ufficiali, e il denaro che il sistema bancario deve alla BCE. Poiché entrambi questi tipi di debiti sono sotto il diritto internazionale, andrebbero ristrutturati per via negoziale. Debito nazionale interno sarebbe probabilmente riconvertito in nuove dracme.

Quanto sarebbe il costo dell’uscita della Grecia dall’euro?

È molto difficile calcolare il costo di un paese che lascia una unione valutaria. L’Institute of International Finance, un gruppo industriale che rappresenta circa 450 istituzioni finanziarie di tutto il mondo, ha diffuso una nota riservata nel mese febbraio fissando i costi a mille miliardi di euro. L’uscita di Atene dall’euro però lascerebbe diversi feriti in campo – almeno secondo gli analisti- che vanno dalla BCE alle istituzioni finanziarie private e altri paesi della zona euro, che dovrebbero affrontare gli oneri finanziari più elevati, come il contagio che colpirebbe i tassi di interesse e i titoli di Stato.

Cosa succederebbe al mondo degli affari in Grecia?

Le imprese, incapaci di raccogliere fondi e di fronte ai ritardi nei pagamenti, potrebbe chiudere in massa. Non appena la possibilità di una uscita greca dall’euro diventerebbe un messaggio chiaro, ci sarebbe il rischio di una corsa agli sportelli nel Paese e la negazione di finanziamenti per i contratti. I titolari degli attuali contratti in euro cercherebbero di evitare la loro conversione in dracme con il conseguente forte deprezzamento della moneta.

Cosa invece accadrebbe alle banche greche?

È qui che diventa veramente complicato. Allo stato attuale, le banche sono tecnicamente insolventi, a causa delle perdite per lo scambio di titoli di stato. Secondo gli accordi del pacchetto di salvataggio, le banche dovrebbero ottenere nuovi capitali che però non sono stati ancora pagati. I creditori hanno messo da parte 35 miliardi di euro, una sorta di sistema di protezione che formalmente consente alla BCE di non figurare come un prestatore diretto di denaro alle banche insolventi. In questo modo le banche greche possono continuare a ottenere prestiti in euro dalla BCE. Se un nuovo governo greco dovesse decidere di lasciare l’euro prima che le banche del paese ricevano i nuovi capitali, sarebbe dura.

E Portogallo e Irlanda?

Portogallo e Irlanda, come la Grecia, hanno ottenuto una consistente assistenza finanziaria da parte del Fondo Monetario Internazionale e dai paesi dell’eurozona. L’uscita della Grecia dall’euro porterebbe a forti pressioni su questi due Paesi: sia della speculazione sia degli investitori.