Ilva, Calenda fa saltare incontro con azienda: “Poche garanzie per i lavoratori”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Ottobre 2017 - 20:13 OLTRE 6 MESI FA
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Ilva, il giorno della grande mobilitazione per scongiurare 4mila esuberi. Sciopero, cortei, assemblee

ROMA -Ilva, Calenda annulla l’incontro al ministero: “Garanzie insufficienti per i lavoratori”. All’Ilva oggi era il giorno della grande mobilitazione per scongiurare 4mila esuberi. Sciopero, cortei, assemblee. “Bisogna ripartire dall’accordo di luglio, dove si garantivano i livelli retributivi. Se non si riparte da quell’accordo la trattativa non va avanti”. Così il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, ai giornalisti che gli chiedevano come mai il tavolo Ilva fosse durato così poco. “La proposta dell’azienda su salario ed inquadramento dei lavoratori è irricevibile”, ha aggiunto.

Per i lavoratori dell’Ilva oggi è il giorno della grande mobilitazione contro i nuovi padroni (il colosso franco-indiano Arcelor-Mittal e il gruppo Marcegaglia) accusati di non rispettare i patti e per difendere i posti di lavoro dopo l’annuncio dei 4mila esuberi (in carico alla vecchia società per effettuare la bonifica).

Presidi di lavoratori e sindacati sono in corso davanti alle portinerie A, D, Tubifici e imprese dello stabilimento Ilva di Taranto. Assemblea alle 5 del mattino per i lavoratori dello stabilimento Ilva di Genova Cornigliano che protestano contro il piano dell’azienda che prevede 600 esuberi nel solo stabilimento genovese. Le iniziative avvengono in concomitanza con lo sciopero di 24 ore, cominciato alle ore 7, indetto da Fim, Fiom, Uilm e Usb nel giorno del vertice al ministero dello Sviluppo economico in cui sarà discusso il piano dell’acquirente Am Investco (controllata dal gruppo franco-indiano ArcelorMittal), che ha confermato i 4 mila esuberi programmati (3.300 solo nel capoluogo ionico).

Il governo ha garantito che non lascerà nessuno senza tutele, ma per i sindacati si parte da una base di confronto inaccettabile. A preoccupare sono soprattutto le condizioni che dovranno essere accettate dai lavoratori che passeranno alle dipendenze di Am Investco. Innanzitutto, fanno rilevare Fim, Fiom, Uilm e Usb, perderanno le garanzia dell’art.18 perché saranno riassunti con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act. Inoltre, così come evidenziato nel piano, non ci sarà alcuna “continuità rispetto al rapporto di lavoro” precedente “neanche in relazione al trattamento economico e all’anzianità”. Ora toccherà ai sindacati trattare per riuscire a mantenere i livelli retributivi.

I numeri degli esuberi Ilva erano noti da giugno. Il Governo ha chiesto ai nuovi investitori di partire da almeno 10mila addetti da riassumere in Am Investco, fermo restando che tutti coloro che non passeranno ad Am Investco saranno mantenuti nelle società da cui dipendono e sotto l’amministrazione straordinaria. Una parte sarà ricollocata nei piani di bonifica affidati ai commissari Ilva, che hanno da spendere un miliardo di euro rinveniente dalla transazione con i Riva.

Quello che più preoccupa sindacati e lavoratori è che il passaggio dall’amministrazione straordinaria ad Am Investco avverrà azzerando le attuali posizioni. Il che, dicono, significa rinunciare ad una serie di voci integrative della retribuzione, quantificate mediamente nell’ordine del 20%, 6-7mila euro annui a testa. (Huffington Post)