India/ I contadini hanno riconvertito la produzione di zucchero di canna in banane. Poi il prezzo dello zucchero è salito e sono rimasti tagliati fuori dal mercato

Pubblicato il 5 Agosto 2009 - 17:26 OLTRE 6 MESI FA

In India, lo zucchero di canna è una pietra miliare della cultura e dell’arte culinaria: viene mischiato con qualsiasi alimento.

La famiglia di Sanjay Gujar ha coltivato zucchero di canna, da generazioni. Ma l’anno scorso, dopo che il prezzo dello zucchero è caduto di più del 40%, ha sostituito lo zucchero con le banane.

Un anno dopo che il signor Gujar e altri migliaia di contadini indiani hanno abbandonato la coltivazione dello zucchero, i prezzi  sono di nuovo aumentati.

Il prezzo dello zucchero raffinato sui mercati internazionali è cresciuto, infatti, del 60% dalla fine dell’anno scorso, da 23 centesimi a un pound.

Lo zucchero in India dipende dalle carestie: ogni due o tre anni, i buoni raccolti sono seguiti da altri molto meno buoni. La volatilità dello zucchero è aggravata dagli sforzi del governo di controllare i prezzi per bilanciare gli interessi dei contadini e dei consumatori. Quando i prezzi salivano, ad esempio, i politici restringevano le esportazioni, quindi si formavano degli eccessi di produzione.

«Lo zucchero è una merce politica – ha detto il presidente della Federazione Nazionale delle Cooperative agricole M. R. Desai – E il governo non è pronto per lasciare la presa».

Anche se l’India corre verso un futuro tutto basato sulla tecnologia, c’è stato uno stentato progresso nella sua economia agricola, che ancora sostiene più della metà del suo miliardo di popolazione. I contadini indiani, inoltre, con piccole aziende agricole, alla mercè delle instabili condizioni atmosferiche e del vasto controllo del governo, sono meno produttivi e più vulnerabili dei loro pari in altri paesi come Brasile e Cina.

Gli economisti sostengono che l’approccio dell’India per regolare il mercato dello zucchero è un esempio di come le politiche populiste possano proprio danneggiare quelle persone che dovrebbero aiutare: i contadini e i poveri delle campagne.