Licenziamento Statali. Dopo Brunetta ora Marianna Madia: mesi di attesa, a marzo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Dicembre 2014 - 12:31 OLTRE 6 MESI FA
Licenziamento Statali. Dopo Brunetta ora Marianna Madia: mesi di attesa, a marzo

Renato Brunetta (foto da video Youtube)

ROMA – Licenziamento statali. Lunedì 29 dicembre, Matteo Renzi, ha anticipato che il tema sarà affrontato dalla Commissione affari costituzionali del Senato quando, varata la legge elettorale, passerà a esaminare la riforma Madia sulla Pubblica amministrazione. In mezzo ci sarà anche l’elezione del Presidente della Repubblica e quindi se ne parlerà, sostiene un iper ottimista Matteo Renzi, a febbraio-marzo. C’è da tener presente che Il disegno di legge Madia giace in Senato già da mesi.

Il testo, avverte Andrea Bassi sul Messaggero, per ora, non regola il tema delle uscite dei pubblici dipendenti, ma piuttosto quello delle entrate, delle assunzioni:

“L’articolo 13 della riforma, quello che affronta il tema del pubblico impiego, cambia i meccanismi di assunzione. Il concorso pubblico per l’ingresso nella Pubblica amministrazione sarà accentrato. Non saranno più i singoli ministeri o le altre articolazioni dello Stato ad organizzare autonomamente i concorsi, ma ci sarà un’unica selezione. Poi i vincitori saranno smistati per le varie amministrazioni. Chi ha già lavorato con la Pa con contratti flessibili, avrà un punteggio maggiore”.

Resta il tema licenziamenti. La riforma Brunetta, ricorda Andrea Bassi, ha già disciplinato il tema:

“Persino l’allontanamento del dipendente pubblico poco produttivo, il fannullone evocato ieri da Renzi, è già possibile. Chi per un biennio ottiene valutazioni insufficienti, può essere messo alla porta. Alla stregua di chi ruba, di chi molesta i colleghi, e degli assenteisti. Il problema è che tutte queste norme sono per ora rimaste solo sulla carta”.

Ma si tratta di una possibilità finora sulla carta, perché sullo sfondo c’è l’intervento della magistratura:

“Nessun dirigente pubblico rischia di allontanare un suo dipendente, perché i giudici potrebbero ritenere illegittimo il licenziamento e il dirigente potrebbe essere chiamato a risarcire il danno erariale causato”.

Il tema dei licenziamenti economici, aggiunge Andrea Bassi, è già stato in qualche modo disciplinato, come spiega Giuliano Cazzola, economista esperto di temi del lavoro:

“Nel pubblico impiego, il licenziamento individuale per motivi economici non è possibile. Quello collettivo è stato decisamente semplificato con le norme sulla mobilità del decreto Madia”.

Il primo decreto sulla Pubblica amministrazione, chiosa Andrea Bassi, sarebbe ormai pronto, dopo mesi e mesi di ponzamenti burocratici, e potrebbe essere pubblicato a giorni. Il decreto ha

“introdotto il principio che, entro i 50 chilometri, i lavoratori statali possono essere trasferiti liberamente all’interno di una stessa amministrazione o tra un’amministrazione e l’altra. Per attuare questa norma, manca solo l’emanazione delle tabelle di comparazione, quelle che devono equiparare inquadramenti e stipendi quando si viene trasferiti.
“Chi viene messo in mobilità e non accetta il trasferimento, ha diritto per due anni all’80% dello stipendio, poi può essere licenziato. Lo stesso decreto Madia ha introdotto anche un’altra importante norma per gestire gli esuberi della Pubblica amministrazione: il demansionamento. Per evitare mobilità e licenziamento, i lavoratori statali potranno accettare di svolgere mansioni inferiori, anche se di un solo livello”.