Manovra, Ifel: enti locali hanno migliorato i bilanci a costo di sacrifici e tagli. Un terzo dovrà ridurre le spese di oltre il 10%

Pubblicato il 23 Luglio 2010 - 10:41 OLTRE 6 MESI FA

L’impatto della manovra per il 2010 avrà per i Comuni un effetto sulla spesa del 21% pari a circa 22 euro per ogni cittadino. E’ quanto emerge dal Rapporto Ifel presentato giovedì mattina a Roma sul quadro finanziario dei Comuni.

Rispetto all’incidenza sulla spesa la manovra colpisce maggiormente i comuni del Sud con un taglio implicito della spesa complessiva del 2,4% seguita da quelli del nord, dove incide per il 2,1% e in ultimo dai comuni del centro con un taglio dell’obiettivo dell’1,6%.

Sempre secondo il Rapporto per effetto della manovra nel 2010 il 56% degli enti dovrà registrare un avanzo mentre il restante 44% per restando in disavanzo dovrà conseguire un sostanziale pareggio. Invece per il biennio 2011-2012 la correzione finanziaria imposta ai Comuni vale complessivamente 4,6 e 5.6 miliardi di euro, pari a quasi 100 euro pro capite nel 2011 e quasi 120 euro per abitante nel 2012.

Considerando anche Roma che nel 2010 è sostanzialmente esclusa dal rispetto del Patto di stabilità, la manovra colpisce in particolar modo il centro con un obiettivo lordo che nel 2012 raggiunge 140 euro pro capite, contro i 111 imposti sia ai comuni del su sia a quelli del nord.

Il Patto di stabilità è stato violato da circa un ottavo dei comuni nel 2007, da meno del 6% nel 2008 e da circa il 10% nel 2009. E’ quanto emerge sempre dal rapporto Ifel sul quadro finanziario dei comuni. All’origine di questi dati vi è ”la volatilità delle regole fiscali”, che hanno determinato una forte incertezza nei pagamenti in conto capitale oltre ad ”azioni estemporanee” sul versante delle entrate, in particolare lo sblocco per un solo anno della leva fiscale.

Il saldo di comparto è passato da un valore negativo di mille e 700 milioni di euro nel 2006 ad un avanzo di circa 250 milioni nel 2009, con un miglioramento di circa 2 mila milioni prodotto dai soli comuni con più di 5 mila abitanti, ad eccezione della capitale, esclusa dal calcolo. Nel rapporto si mette in rilievo che ”la distribuzione territoriale dei comuni che hanno violato il patto nel corso del triennio mostra una leggera prevalenza di quelli del nord con migliori risultati al sud” Se nel 2007 ”la percentuale dei comuni che hanno violato il patto rispetto al totale degli enti assoggettati era superiore al 15% al sud e di poco inferiore all’11% al nord, nel 2009 le parti risultano invertite con i comuni del nord che infrangono il patto nel 13’1% dei casi contro una percentuale che al sud si colloca all’8,1% per scendere ulteriormente nei comuni del centro che appaiono essere strutturalmente più virtuosi”.

”Nella media del triennio – conclude il rapporto – solo il 6,2% dei comuni dell’area centrale del paese ha violato il patto contro il 9,7% di quelli meridionali e il 10,2% di quelli del nord”.