Mattarella bloccò Visco furioso con Renzi per Cantone? Noooo

di Sergio Carli
Pubblicato il 21 Dicembre 2015 - 08:44 OLTRE 6 MESI FA

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in un salotto del Quirinale, alcuni mesi fa, in una foto Ansa

ROMA – Una telefonata o una domanda faccia a faccia al presidente della Repubblica Sergio Mattarella da parte di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia che minacciava le dimissioni per la scelta di Matteo Renzi di trasferire competenze della Banca a Raffele Cantone alla Autorità Anti curruzione e che lo stesso Mattarella alla fine ha convinto a restare? Il Quirinale conferma l’incontro e nega la telefonata e smentisce soprattutto la crisi evitata:

“Non si è mai parlato di dimissioni e neppure di riserve per la scelta di affidare gli arbitrati all’Anticorruzione”.

C’è stato un incontro Mattarella-Visco, ma per il Quirinale era “programmato da molti giorni”.

La notizia era rimbalzata da Berlino, raccolta per la Stampa da Tonia Mastrobuoni, uno dei giornalisti italiani più competenti, che aveva tracciato un quadro non esaltante di quel che succede al vertici dove ci guidano. Renzi, ha scritto Tonia Mastrobuoni, è

“un po’ incerto sulle responsabilità dei vigilanti e sul da farsi: ha sostenuto che sono stati salvati «un milione di risparmiatori», mentre il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha difeso a spada tratta l’attività di vigilanza della Banca d’Italia”.

E poi, ha aggiunto la stessa giornalista, non è nemmeno

“chiaro se il piano del governo di delegare l’arbitrato al magistrato andrà avanti”.

Più confusione di così…

L’episodio eclatante, al centro della smentita del Quirinale, è però questo:

“Quando Matteo Renzi ha annunciato giovedì 17 dicembre che sull’arbitrato tra le banche e gli obbligazionisti truffati «da parte mia c’è volontà di massima trasparenza, di massima chiarezza, e se possibile vorrei che l’arbitrato fosse gestito non dalla Consob, non dalla Banca d’Italia, non dal Parlamento, non dal governo ma dall’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone», Visco si è molto stupito. Ma è stata l’aggiunta del presidente del Consiglio a costringere il governatore della Banca d’Italia ad allungare la mano verso la cornetta del telefono.

“Renzi ha precisato da Bruxelles che la sua decisione risponde all’esigenza di delegare un compito delicato «a un soggetto terzo, autorevole, che è in prima linea contro ogni tipo di ingiustizia». Insomma, secondo una fonte autorevole, quando Renzi ha insinuato che la Banca d’Italia non garantirebbe la necessaria «terzietà», Visco non ha potuto fare altro che chiamare al telefono il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere spiegazioni e dirsi pronto al passo indietro. Via Nazionale smentisce, ma diverse fonti confermano: «quella telefonata a Mattarella è stata un gesto dovuto»”.

La prima domanda che Ignazio Visco ha rivolto a Mattarella, nella ricostruzione di Tonia Mastrobuoni, è se sapesse della decisione di affidare alla anti corruzione di Renato Cantone gli arbitrati per i rimborsi degli obbligazionisti delle 4 banche al centro dell’ultimo salvataggio (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara):

“Il presidente della Repubblica ha compreso a tal punto il peso dell’uscita di Renzi da rinnovare al governatore della Banca d’Italia la fiducia più assoluta e invitarlo immediatamente al Quirinale. Un gesto volto a sottolineare pubblicamente la fiducia del Colle nei confronti di un’istituzione bersaglio da settimane di accuse e insinuazioni a proposito delle quattro banche fallite e dei risparmiatori raggirati (e un messaggio a Renzi, forse?)

C’è stata anche una telefonata di Renato Cantone a Visco,

“probabilmente per tranquillizzarlo, ma bisognerà aspettare i prossimi giorni per capire se Renzi fa sul serio. Intanto, l’altro uomo a capo di un’autorità di vigilanza messa alla berlina dal presidente del Consiglio, Giuseppe Vegas, starebbe aspettando di essere ricevuto al Quirinale. Anche il presidente della Consob non può ignorare un’uscita che sembrerebbe metterne in discussione l’imparzialità”.

Lapidaria la velina del Quirinale:

“In riferimento alle ricostruzioni secondo le quali l’incontro di giovedì scorso tra il Presidente della Repubblica e il Governatore della Banca d’Italia, sarebbe stato provocato da una telefonata in cui il Governatore avrebbe ipotizzato dimissioni, da ambienti del Quirinale si sottolinea che questa telefonata non è mai avvenuta. L’incontro tra il capo dello Stato e il governatore era programmato da molti giorni. «Non si è mai parlato né accennato, nel corso dell’incontro né in altra occasione, a ipotesi di dimissioni e neppure a malumori o riserve per la scelta di affidare gli arbitrati all’Autorità Anticorruzione»”.