Maxi stangata stipendi pubblici: primo tetto a 60mila€, limite massimo a 240mila

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Aprile 2014 - 12:20 OLTRE 6 MESI FA
Maxi stangata stipendi pubblici: primo tetto a 60mila€, limite massimo a 240mila

Maxi stangata stipendi pubblici: primo tetto a 60mila€, limite massimo a 240mila

ROMA – Il primo tetto per gli stipendi pubblici, quindi non solo dei manager ma anche dei dipendenti, è fissato a 60mila euro e già da maggio la sorpresa potrebbe arrivare in busta paga. Il limite massimo di 240mila euro per gli stipendi dei manager è già stato fissato, basandosi sullo stipendio della Presidenza della Repubblica.

Un tetto massimo che sarà ridotto rispettivamente a 168mila euro per i dirigenti di prima fascia, 96mila per quelli di seconda e 60mila per gli altri dipendenti pubblici. E nella tagliola potrebbero cadere anche le istituzioni politiche e la magistratura, anche se con più possibilità di flessibilità sui tagli.

Andrea Bassi e Luca Cifoni su Il Messaggero scrivono:

“Ma la maggior parte dei manager si dovrà fermare più in basso. È previsto infatti che l’importo del tetto sia ridotto rispettivamente del 30, del 60 e del 75 per cento, per gli altri dirigenti di prima fascia, per quelli di seconda fascia e per il restante personale. Le tre categorie si troverebbero quindi a non poter andare oltre i 168 mila, i 96 mila e ed i 60 mila euro: questa ultima cifra sarebbe quindi la prima soglia a scattare, per chi non ha un contratto di dirigente.

E non mancheranno clausole “anti-furbi”:

“C’è poi un limite specifico nel caso di aspettative o incarichi fuori ruolo: in questi casi indennità o rimborsi spese non potranno superare il 25 per cento del trattamento economico complessivo. L’unica eccezione sembra essere quella relativa ai contratti d’opera per prestazioni artistiche (nel caso della Rai) laddove c’è l’esigenza di competere con i concorrenti sul mercato”.

Gli unici a “salvarsi” dal limite massimo saranno i manager delle società quotate:

“quelli degli enti pubblici e delle società partecipate in tutto o in parte dallo Stato o da altre amministrazioni, comprese quelle che emettono obbligazioni quotate come Poste e Ferrovie ricadranno invece nella tagliola. E lo stesso varrà per i componenti i consigli di amministrazione”.

L’obiettivo poi è allargare la platea dei destinatari anche alle istituzioni:

“In primo luogo gli organismi costituzionali, Camera, Senato, presidenza della Repubblica, Corte costituzionale, che godono di autonomia anche in termini di bilancio. Ora questi organismi e la Banca d’Italia (la cui indipendenza deriva invece dall’appartenenza alla Bce ed al sistema europeo delle banche centrali) dovranno applicare le stesse regole nei propri ordinamenti, garantendo comunque una riduzione delle spese complessive di almeno il 5 per cento rispetto al 2013″.

E anche alla magistratura:

“Toccherà al Csm indicare le modalità concrete di applicazione della stretta, fermo restando il tetto massimo al livello del presidente della Repubblica e l’obbligo di ottenere una riduzione della spesa dell’ordine del 5 per cento. Allo stesso modo il tetto massimo vale anche per il personale convenzionato con il servizio nazionale, sul quale sarà operata una riduzione dello stipendio del 5 per cento nel caso superi il livello fissato per i dirigenti di seconda fascia, ossia 96 mila euro”.