Mediobanca, 81 mld di utili. Ai soci 5 cent di dividendi. “Nagel a.d. a lungo”

Pubblicato il 20 Settembre 2012 - 16:42 OLTRE 6 MESI FA
La sede di Mediobanca a Milano (Foto Lapresse)

MILANO – L’utile netto di Mediobanca registrato nel 2011-2012 è di 81 milioni, contro i 369 dell’anno precedente. Il dividendo che verrà distribuito ai soci passa da 17 a 5 centesimi. Il pay-out, cioè la quota di utili distribuiti tra i soci, è del 52%.

Le svalutazioni nel 2011-2102 ammontano a 573 milioni di euro, dei quali 256 milioni solo nell’ultimo trimestre, quando Piazzetta Cuccia ha svalutato la quota in Rcs (Rizzoli Corriere della Sera) per altri 23 milioni (77,7 milioni nell’intero esercizio). La banca è intervenuta per la prima volta in modo significativo anche sui cashes di Unicredit, svalutandoli per 132 milioni.

Alla notizia degli utili registrati corrono le vendite. Il titolo ha ceduto oltre il 4% a Piazza Affari.

Migliora l’inice di solidità patrimoniale “Core Tier1”, che passa dall’11,2% all’11,5%,e diminuisce la rischiosità degli attivi. L’esposizione azionaria diminuisce di due miliardi.

Al Consiglio di Amministrazione il consigliere Tarak Ben Ammar ha confermato che Alberto Nagel resterà a lungo amministratore delegato di Mediobanca. “Penso di sì”, ha detto Ben Ammar. “C’è unanimità sia del consiglio, sia degli azionisti dietro questo management”, ha sottolineato.

Ben Ammar ha anche detto che Groupama ”non è vero che vuole uscire, a noi non l’ha detto. Finché qualcuno non mi dà un’informazione precisa non mi risulta”.

Per il nuovo piano strategico Mediobanca aspetta a vedere quello che farà Generali

Tra i ricavi il margine di interesse è stabile a 1.069,8 milioni contro 1.070,3 milioni grazie alla diversificazione delle attività e del contenimento del costo della provvista derivante dal finanziamento Bce.

La raccolta aumenta da 51,7 a 55,8 miliardi, grazie alla maggior raccolta retail di CheBanca! (da 10 a 11,6 miliardi) e al prestito triennale della Banca Centrale Europea (7,5 miliardi), che compensano la riduzione della cartolare (da 34,5 a 30 miliardi) legata alla difficile accessibilità ai mercati. Nell’esercizio l’Istituto ha emesso comunque 2,1 miliardi di nuove obbligazioni.